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18 | le confessioni d’un ottuagenario. |
doli balenare affatto immaginarii si ottiene lo stesso effetto?... Credetemi che in tuttociò non c’è di vero la punta d’un chiodo, eppure sarà come fosse vero; perchè questi patrizii non è necessario ammazzarli; e’ sono già belli e morti!
La Conferenza si radunò la prima volta la sera del trenta aprile nelle camere private del Doge. Questi spifferò un esordio che principiava: — La gravità e l’angustia delle presenti circostanze. — Ma le sciocchezze che vi si dissero poi, se designarono bassamente l’angustia, non corrisposero affatto all’accennata gravità delle circostanze. Si tornò a proporre di toccare il cuore del general Bonaparte per mezzo di certo Haller suo amicissimo. E il cavaliere Dolfin fu ritrovatore d’un sì decisivo consiglio. Il Procuratore Antonio Cappello, da me conosciuto in casa Frumier, si levò a deriderne la puerilità, e con lui si strinse il Pesaro per far deliberare sulla costanza nella difesa e nulla più. Infatti le intenzioni dei Francesi non avevano oramai bisogno d’esser chiarite, ed era inutile illudersi con vane chimere. Ma i Savii adoperarono in modo che si perdesse il filo di questo discorso; quando sul più bello giunse al Savio di settimana un piego dell’ammiraglio Tommaso Condulmer, che riferiva l’avanzarsi dei francesi sulla laguna coll’ajuto di botti galleggianti. La costernazione fu subitanea e quasi generale; alcuni cercavano cavarsela, altri proponevano si trattasse, o meglio si offrisse la resa. Fu in quella circostanza che il Serenissimo Doge Lodovico Manin passeggiando su e giù per la stanza, e tirandosi le brachesse sul ventre, pronunciò quelle memorabili parole — Sta notte no semo sicuri gnanca nel nostro letto. — Il procurator Cappello mi assicurava che la maggior parte dei consiglieri uguagliava sua serenità in altezza d’animo ed in coraggio. Fu deciso a rompicollo che si proporrebbe al Maggior Consiglio la parte, per cui ai due deputati fosse concesso di