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capitolo decimoprimo. 15

nè di brio, nè quasi anche d’opportunità. La Pisana, nel vederlo tanto stimato e temuto, gli concedeva qualcheduna delle sue occhiate d’una volta, e a merito di queste egli sfidava gli atti villani, e perfino i rabbuffi della contessa. Io poi, anch’io era andato in uggia alla signora zia pei miei grilli democratici, ma le doble del signor padre me la tenevano buona; e spesso ella lavorava di gomito nelle coste alla figliuola perchè mi usasse maggior cortesia. Queste gomitate e il mio svagamento continuo davano la stizza alla Pisana, e la allontanavano col pensiero da me: rimaneva però sempre qualche sguardo fuggitivo, qualche subito rossore, che ad osservarlo come andava osservato, m’avrebbe potuto lusingare. Giulio Del Ponte se ne accorgeva e ne diventava giallo di bile; ma cercava un compenso nella vanità, e correva a’ suoi amici che lo incensavano mattina e sera, come il Persio o il Giovenale o l’Aristofane del suo tempo. Soltanto il dottor Lucilio, benchè simile d’opinioni, gli avea parlato chiaro dimostrandogli il pericolo di infervorarsi a un alto ministero civile non già per salda persuasione, e per istudio del pubblico bene, ma per frivolezza ed albagia.

— Che ne sapete voi? — gli rispondeva Giulio. — Posso ben avere anch’io come pretendete averla voi la vera virtù del cittadino!... Devo proprio prendere a prestito tutte le idee dall’orgoglio e dall’irrequietezza?...

Lucilio squassava il capo vedendo quel cervellino gonfio di boria sfarfallare in tali gradassate; ma forse impietosiva entro sè a tante belle doti già appassite in una persona esile e diroccata. Il dottore ci vedeva a doppio nell’anima e nel corpo. In Giulio egli ebbe tantosto indovinato i segni d’una passione, ed erano segni fatali, di più s’accorgeva che la calma di quella passione non bastava a cancellarli; e perciò guaj per lui s’ella risorgesse mai con tutta la sua misera violenza! — Il giovinotto invece non badava