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capitolo decimoquarto. 141

fa brutto, e si affretta a condurvi fuori della stufa!.... La domanda è delicata; ma delicatissimo è l’obbligo di rispondere. Come potete credere, una piena malleveria io non vorrei farla per nessuno; ma in quanto alla Pisana io credo fermamente che suo marito l’ebbe se non casta certo vergine sposa, e tale la lasciò per la necessaria ritenutezza dell’età canuta. Sia stato merito suo, o della precoce malizia che la illuminava, ci sia entrata la fortuna o la Provvidenza, il fatto sta che per le mie ottime ragioni io credo così. E con quel temperamento, con quegli esempi, con quella libertà, con quella educazione, colla compagnia della signora Veronica e della Faustina, non fu piccolo miracolo. È inutile il negarlo. La religione è per le donne il freno più potente; come quella che domina il sentimento con un sentimento più forte ed elevato. Anche l’onore non è freno bastevole, perchè affatto nell’arbitrio nostro, e imposto a noi soltanto da noi stessi. La religione invece ha il momento della sua forza in un luogo inaccessibile agli umani giudizii. Essa ci comanda di non fare, perchè così vuole Chi può tutto, Chi vede tutto, Chi punisce e premia le azioni degli uomini secondo il loro intimo valore. Non v’è scampo dalla sua giustizia, nè sotterfugii contro i suoi decreti: non v’hanno rispetti umani, nè doveri nè circostanze che rendano lecito ciò ch’ella ha proibito assolutamente e per sempre. La Pisana sprovveduta di questo ajuto, con un’opinione molto imperfetta dell’onore, fu assai fortunata di arrestarsi alla premeditazione del peccato, senza consumarlo. Non voglio inferirne per lei un gran merito, poichè, lo ripeto, mi sembra ancora piuttosto miracolo che altro: ma debbo stabilire un fatto, e soddisfare anche di ciò la curiosità dei lettori. Mi si perdoni di trattare un po’ alla distesa questa materia, perchè racconto di tempi assai diversi dai nostri in tale argomento. Gli è vero che la differenza potrebbe essere più nella vernice che nella cosa.