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134 le confessioni d'un ottuagenario.

una carezza, ch’io rifiutai, balbettò a mezza voce: «Sei un’incantevole pazzerella!» Oh se mi avessi veduto allora!... Tutte le mie forze si condensarono in queste cinque dita, e gli stampai sulla guancia uno schiaffo così strepitoso, che mia madre, mio marito, i servi e le cameriere accorsero al romore dalle stanze vicine... Il bell’ufficiale ruggì come un leone. Bugiardo!... con quel cuore di coniglio?... Egli corse colla mano alla spada, ma si ravvide tosto vedendosi ritto coraggiosamente dinanzi il mio petto di donna: allora si precipitò fuori della stanza, movendo intorno occhiate di furore e gesti di sfida. «Che hai mai fatto!... Per carità! Guarda! Sei la rovina della casa!... Bisogna tollerare il male per fuggire il peggio!...» Ecco le parole con cui mia madre e mio marito mi ricompensarono; ma mio marito sopratutto mi moveva a schifo... Dire ch’egli era geloso! «Ah io sono il cattivo augurio della casa?» io gridai. «Or bene cambierò casa, e vi lascierò in pace!» E tosto uscii correndo senza che alcuno mi trattenesse, e preso un zendado all’infretta nella mia camera, andai in traccia di mio fratello. — Non sapevano dove fosse, lo credevano partito! — Chiesi allora degli zii Frumier al loro palazzo. — Dormivano tutti, aveano comandato che nessuno entrasse, nè uomo, nè donna, nè parente, nè amico. — Che mi rimaneva da ultimo?... Carlino, non mi restavi che tu!... (Grazie del complimento). — Mi pentii di non essere ricorsa a te pel primo. (Meno male!) Seppi alla porta dei Frumier che tu eri ancora a Venezia e dove abitavi; ed adesso eccomi in tua balìa, senza paura e senza riguardo, perchè, a dirla schietta, io ho voluto proprio bene a te solo, e se tu non me ne vuoi più per le stranezze e per le stupidaggini che commisi, la colpa, il danno, il dispiacere sarà tutto mio. Una buona parte peraltro ne toccherà anche a te, perchè ad ogni modo, in virtù della nostra antica amicizia, comoda o incomoda, piacevole o