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capitolo decimoquarto. 133

infamava il repubblicano tiepido e neghittoso, io li avea creduti rivolti all’amante malfermo o infedele. Così alle volte si pigliano de’ grossi granchi, trascurando l’osservazione generale d’un temperamento per metterne in conto solamente una parte.

— E dimmi, dimmi, — soggiunsi — come sei venuta a questo scoppio vulcanico contro di esso e contro tutti?

— Ci son venuta perchè il tempo stringeva, perchè da un pezzo egli mi menava d’oggi in domani con certi attucci che non mi assicuravano punto, credendo forse ch’io mi atteggiassi alla romana per innamorarlo meglio, e che da ultimo poi gli avrei tutto concesso per le sue smancerie!... Oh l’ha veduta ora! e son proprio contenta che quest’italiano bastardo abbia imparato a conoscere una vera italiana!... Sai già che ieri i commissari imperiali vennero a trattare per le forme della consegna; io dunque mi vidi alle strette, e mi affrettai a stringere, tanto più che egli si incaloriva piucchemmai, e figurati cosa ha avuto l’audacia di propormi?... Mi invitava ad abbandonare sua eccellenza Navagero, ed a partire con lui quando la guarnigione francese si sarebbe ritirata da Venezia! «Sì,» gli risposi «io verrò con voi quando voi avrete proclamata in piazza la libertà della mia patria, quando guiderete i vostri commilitoni a sorprendere, a vincere, a sgominare coloro che credettero d’impadronirsene senza colpo ferire!... Allora sarò con voi sposa, amante, serva, quello che vorrete!...» E quello che diceva lo avrei fatto; me ne sento capace. L’amor mio non so, ma ben tutta me stessa io darei a chi tentasse questa illustre vendetta!... Tutta me gli darei col cieco entusiasmo d’una martire, se non colla voluttà d’un amante!... Vuoi invece sapere com’egli mi rispose?... S’attorcigliò dispettosamente il labbro superiore; poi si rimise alla buona, e stendendomi la mano per