Pagina:Le confessioni di un ottuagenario II.djvu/104

ci vietava ogni altro movimento. Leopardo a quel silenzio alzò faticosamente uno sguardo, e appena fissatolo in volto a quel prete, saltò in piedi come morsicato nel cuore da un serpente. Il padre si tirò indietro due passi, e la portinaia per la paura si lasciò cadere il lume di mano.

— Non lo voglio! ch’egli vada via, che se ne vada tosto! — gridava Leopardo dibattendosi fra le mie braccia come un ossesso.

Il reverendo aveva una voglia grandissima di accettare il consiglio; ma lo trattenne la vergogna della portinaia, e volle alla peggio salvare l’onore dell’abito. Questo gli riuscì più facile di quanto temeva, perché Leopardo s’era tosto acchetato da quella furia subitanea, e tornava già quieto come un agnellino. Il buon padre se gli avvicinò delicatamente con un sorriso angelico, e prese a confortargli l’anima, con una vocerellina che partiva proprio dal cuore.

— Padre reverendo, la prego di andar via! — gli bisbigliò nell’orecchio Leopardo con voce cupa e minacciosa.

— Ma figliuolo dilettissimo, pensate all’anima, pensate che avete ancora pochi momenti, e che io, quantunque indegno ministro del Signore, posso...

— Meglio nessuno che lei, padre; — lo interruppe ricisamente Leopardo.

La portinaia, pochissimo contenta di quello spettacolo, era tornata pe’ fatti suoi, onde il prudentissimo padre non giudicò opportuno l’insistere. Ci diede la sua santa benedizione e se n’andò per dove era venuto. Leopardo lo fermò sull’uscio con una chiamata.

— Dal limitare del sepolcro un ultimo ricordo, padre — un ultimo ricordo spirituale a lei che suole raccomandar l’anima agli altri. Ella vede come io muoio; tranquillo, ilare, sereno!... Or bene, per morire così bisogna vivere come ho vissuto io. Ella, vede, bramerà invano una tale fortuna;