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capitolo decimo. 469

diritto d’averlo perchè cosa sarà mai l’uomo senza pane e senza libertà?... Dico io, senza pane e senza libertà cos’è mai l’uomo? —

Questa domanda la ripeteva a me stesso perchè davvero era imbrogliato a rispondervi; ma la necessità mi trascinava; un silenzio più profondo, un’attenzione più generale mi comandava di far presto; nella fretta non cercai tanto pel sottile; e volli trovare una metafora che facesse colpo.

— L’uomo — continuai — resta come un cane rabbioso, come un cane senza padrone!

— Viva! viva! — Benissimo! — Polenta; polenta! — Siamo rabbiosi come cani! Viva il signor Carlino!... — Il signor Carlino parla bene! — Il signor Carlino sa tutto, vede tutto!

Il signor Carlino non avrebbe saputo chiarir bene come un uomo senza libertà, cioè con un padrone almeno, somigliasse ad un cane che non ha padrone e che ha per conseguenza la maggior libertà possibile; ma quello non era il momento da perdersi in sofisticherie.

— Cittadini — ripresi — voi volete la libertà; per conseguenza l’avrete. Quanto al pane e alla polenta io non posso darvene: se l’avessi vi inviterei tutti a pranzo ben volentieri. Ma c’è la Provvidenza che pensa a tutto: raccomandiamoci a lei! —

Un mormorio lungo e diverso, che dinotava qualche disparità di pareri accolse questa mia proposta. Poi successe un tumulto di voci, di gridate, di minaccie e di proposte, che dissentivanno alquanto dalle mie.

— Ai granaj, ai granaj! — Eleggiamo un podestà! — Si corra al campanile! — Si chiami fuori monsignor vescovo! — No no! Dal vice-capitano! — Si metta in berlina il vice-capitano! —

Vinse l’impeto di coloro che volevano ricorrere a