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capitolo nono. | 423 |
Padova? — mi domandò ancora con un fare svagato Lucilio.
— Sì certo; — soggiunsi — per un certo avvocato Ormenta che mi è uscito affatto di grazia; e pochi mesi fa ho saputo che è in voce di essere una spia dei Serenissimi Inquisitori.
— Bene, bene, sarà: ma non parlate di cotali cose a voce alta qui in Venezia; il vostro amico deve essere caduto in male acque appunto per questo.
— Oh sì, è facilissimo! egli parlava tanto forte da farsi udire da un capo all’altro della città, e non facea mistero delle sue opinioni.
— Infatti fu rimeritato come vedete della sua sincerità; tuttavia rassicuratevi che egli e i suoi compagni stanno, credo, sotto la protezione della Legazione francese, e non interverrà loro alcun male.
— Ne è ben sicuro, lei? Ma se la Francia è invasa dagli alleati, se...
Lucilio mi troncò la parola in bocca con una risata, laonde io lo guardai alquanto maravigliato.
— Sì, sì, guardatemi! — egli soggiunse — ho riso della vostra innocenza. Credete anche voi, come i gazzettieri di Germania, che la Francia sia esausta, discorde e che si lascerà mettere i piedi sul collo dal primo venuto?... Guardatemi in viso ancora!... Io non sono che un medico, ma vi garantisco che ci vedo più lungo assai di tutti questi politiconi in toga e parrucca. La Francia omai non è più solamente in Francia: è in Svizzera, è nell’Olanda, è in Germania, è in Piemonte, è a Napoli, è a Roma, è qui! qui dove parliamo io e voi. Essa lo sa e si raccoglie, per attirarsi intorno le forze attive dei nemici, e sbarazzarsene più presto in un paio di colpi, e lasciare libero lo slancio agli amici, ai fratelli di qui!... Vedete; così per abitudine io vi raccomandava poco fa di parlare adagio, ed ora io