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388 | le confessioni d’un ottuagenario. |
tre doti, con altri pregi diversi dai loro. In una parola, l’amore che sublima gli sciocchi, istupidisce queste anime splendide e ammaliatrici. Ma Giulio sapeva ciò, e se ne difendeva valorosamente. Sentiva l’amore crescere come una nuvola incantata, e avvolgergli la mente e accarezzarla, invitandola ai sogni, alla beatitudine. Un istante cedeva a quei dolci adescamenti; ma poi l’accortezza lo risvegliava, additandogli nel riposo la sua sconfitta. Si rialzava non più per trabocco spontaneo di giocondità e di brio, ma per forza di volontà e per interesse d’amore. Aveva ammaliato la Pisana; non voleva perdere la sua conquista. Infelice in questo, che nei temperamenti come il suo s’avvicendano sempre facili e venturose le occasioni di piacere e di godere; ma si offrono pericolose e fatali quelle di amare. Ogni opera ha i suoi mezzi: l’amore vuol esser conquistato coll’amore; il luccichio della gloria, e il barbaglio dello spirito devono tenersi paghi alla galanteria.
Il padre Pendola adocchiava Giulio Del Ponte e la Pisana; poi sogguardava me: due occhi come i suoi non si movevano per nulla, ed ogni volta che li incontravo io sentiva fin nel fondo dell’anima la fredda strisciata dei loro sguardi. Gli altri commensali non badavano a nulla; cianciavano fra loro, bevevano alla salute della nobildonna, ridevano fragorosamente delle cavatine improvvisate da Giulio, e soprattutto mangiavano. Ma quando si levarono le mense e la compagnia stava per scendere in giardino a prendere il caffè sulla terrazza, il padre Pendola mi prese amorevolmente pel braccio invitandomi a rimanere. La pietà che si dipingeva sul suo volto mi sgomentò un poco; ma mi diede anche della sua indole migliore idea che forse non avessi avuto infin allora. Cosa volete? la calamita da una parte attira, dall’altra respinge il ferro e non si sa il perchè. Anche fra uomo ed uomo si osservano le bizzarrie della calamita. Rimasi per curiosità, per ossequio, un