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370 le confessioni d’un ottuagenario.

zia il primo posto le tarpava le ali dell’orgoglio; e più poi insalvatichita dalla solitudine di Fratta e dal consorzio di rozzi villani o di pettegole sfacciate, non s’arrischiava di mischiarsi ai ragionari degli altri, e così s’imbronciava di dover sfigurare in quanto a brio ed a loquela. Ma volendo ricattarsene coi vezzi e collo splendore della bellezza, cadeva nell’altro sconcio di far sempre mille attucci, e di restare sempre preoccupata di sè in modo che pareva perfino stupida. Monsignor di Sant’Andrea, che in onta al barbaro abbandonamento della contessa avea serbato alla figlia una calorosa predilezione, la proteggeva sovente contro i motteggi dei maligni. Affermava egli che la era piena di brio, d’ingegno e di sapere, ma che per dar risalto a tutti questi pregi sarebbe occorsa un’abbondante sbruffata di vajuolo. — Ma che Dio ne la preservi! — soggiungeva il dotto canonico — perchè d’ingegno e di dottrina ne son piene perfin le cantere della biblioteca, mentre una bellezza come questa non la si trova nè in cielo nè in terra, e bisogna essere di pietra per non sentirsi esilarati fino in fondo al cuore solo a contemplarla!...

Giulio Del Ponte sosteneva a spada tratta il parere di monsignore; ma l’eccellentissimo Frumier gettava sul giovine qualche occhiatina agro-dolce quand’egli s’incaloriva tanto sopra questo argomento. Gli è vero che la Pisana non somigliava per nulla alla Clara, ma Giulio somigliava troppo a Lucilio, e il Senatore ne avea mosso cenno più volte al cognato. Eh sì, ci voleva altro per promuovere una deliberazione del signor conte! Egli si era scaricato di tutti i doveri della paternità sulle spalle della signora Veronica; e siccome le infinite chiacchiere di costei gli davano il capogiro, s’accontentava di domandare al capitano:

— Ehi, capitano! cosa ne dice della Pisana vostra moglie? È contenta del suo contegno, delle sue maniere, de’ suoi lavori? Si fa esperta nelle faccende casalinghe?