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328 le confessioni d’un ottuagenario.

commovesse punto alle vostre dimostrazioni, e avete cercato per giungere a lei di addomesticarvi colla sorella. Questa piccina vi ha accolto colle feste, coll’ingenuità propria dell’età sua, e la riconoscenza che le professate di queste buone maniere voi la scambiate per amore! Ma pensateci, figliuol mio! sarebbe una ridicolaggine, una vergogna!

— Non importa, padre! Si vede che non l’avete mai osservata, come ho fatto io con molta accortezza nelle due ultime sere.

— Anzi l’ho osservata benissimo, e se aveste qualche intenzione sopra di lei, Raimondo caro, bisognerebbe che vi rassegnaste a sette od otto anni di aspettativa, senza contare ch’ella intanto potrebbe cambiare parere. E poi tutti riderebbero di vedervi innamorato d’una bambina! E poi sapete che è una vera fanciullaggine adorare un frutto acerbo, mentre ne potreste cogliere uno già maturo e saporito!

— Non so che farne, padre, non so che farne!

— Ma pensate, figliuol mio, riflettete bene. Voglio adoperare i vostri stessi argomenti. Vorreste sperare che la Pisana possa superare la contessina Clara nella bellezza dei sembianti, nel candor della pelle, nella perfezione delle forme? Riducetevela bene alla memoria, Raimondo!... Vi sentireste in grado di resisterle?

— Non so, padre, non so, ma ella certamente non ha voluto saperne di me.

— Fandonie, credetelo, apparenze, e nulla più. Puro effetto di pudicizia e di modestia.

— Bene, sarà anche, ma questi temperamenti agghiacciati non mi talentano.

— Agghiacciati, figliuol mio? — Si vede che non avete esperienza! Ma è appunto sotto queste maniere composte e riserbate, che si nascondono gli ardori più intensi, le voluttà più squisite!... Credetelo a chi ha studiato il cuore umano.