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capitolo sesto. 305

— Cioè..... bene.....! — mormorò la Pisana pensandovi sopra sinceramente — non saprei..... —

A questo punto vidi la bugia montarle a cavallo del naso, e capii che se non prima, almeno certamente allora, essa conosceva di qual indole fosse la sua ammirazione per Lucilio. Ebbe vergogna e rabbia di una tal confessione fatta a se medesima, e rincarò poi sul biasimarlo per vendicarsene — È brutto, è orgoglioso, è cattivo, è vestito come Fulgenzio! — Gli trovò addosso tutte le piaghe, tutti i peccati: e da molto tempo io non avea udito la Pisana parlare così a lungo e con tanta enfasi come in quella sua filippica contro Lucilio. Da questa parte mi tenni dunque sicuro. Ma quella rivalenza stessa, se bene avessi avvisato, mi dava più cagione di timore che di fiducia in un temperamento così bizzarro ed eccessivo come il suo. Infatti, ripresa che si ebbe la usanza delle due gite settimanali a Portogruaro, la Pisana tornò a raffreddarsi verso di me e ad incantarsi nel contemplare e nell’ascoltare Lucilio. Quei discorsi, quelle proteste in odio di lui furono come non fatte; ella tornò ad adorare quello che giorni prima avea calpestato, senza vergognarsene o maravigliarsene. Stavolta il mio dolore fu meno impetuoso ma più profondo: poichè compresi a qual’altalena di speranze e di disinganni avessi affidato la fortuna dell’anima mia.

Cercai dimostrare il mio rincrescimento alla Pisana e farla ripiegare sopra se stessa a pensare che cosa e quanto male faceva; ma non mi die’ retta per nulla. Solamente m’accorsi che nella sua divozione per Lucilio si era anche infiltrata una dose di gelosia. Ella si era avveduta di esser posposta alla Clara, e la ne pativa acerbamente; ma per questo non s’inveleniva nè contro la sorella nè contro Lucilio; pareva che si tenesse contenta di amare o sicura di amar tanto, che un giorno o l’altro avrebbe dovuto avere la preferenza. Tutti questi sentimenti

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