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capitolo quinto. 223

camminarle rispettosamente a fianco. Ma la catena era gittata; le loro due anime erano avvinte per sempre. La pertinacia e la freddezza da un lato, dall’altro la mansuetudine e la pietà, s’erano confuse in un incendio d’amore. La volontà di Lucilio e l’abnegazione di Clara corrispondevano insieme, come quegli astri gemelli che s’avvicendano eternamente l’uno intorno all’altro negli spazi del cielo.

Due uomini armati s’offersero loro incontro, prima di entrar nel villaggio. Lucilio passava oltre avvisandoli per due guardiani campestri che aspettassero alcuno; ma uno di essi gli intimò di fermarsi, dicendo che per quella sera era vietato penetrar nel paese. Il giovine fu offeso e maravigliato d’una così strana tracotanza; e cominciò ad adoperare un mezzo, che per molta esperienza conosceva infallibile in quegli incontri. Si mise ad alzar la voce e a strapazzarli. Indarno! I due buli lo fermarono pulitamente per le braccia, rispondendo che così voleva il servizio della Serenissima Signoria, e che nessuno sarebbe entrato in Fratta, finchè non fosse ultimata l’inchiesta d’alcuni contrabbandi che si cercavano.

— M’immagino che non vorrete proibire l’ingresso in castello alla contessina Clara? — riprese Lucilio sbuffando, ed additando la giovinetta che egli proteggeva, tenendosela stretta a braccio. Clara fece un moto come per trattenerlo dall’infuriar troppo; ma egli non le badò più che tanto, e seguitò a minacciare e a voler procedere oltre. I due buli tornarono allora ad afferrarlo per le braccia, avvertendolo che l’ordine era preciso, e che contro i renitenti avevano facoltà di adoperare la forza.

— E questa facoltà di adoperare la forza io la ho sempre, e ne uso largamente contro i soperchiatori! — soggiunse con maggior calore Lucilio, sciogliendosi con una scrollata dal pugno dei due scherani. Ma in quella un altro moto di Clara lo avvisò del pericolo e dell'inopportunità di