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ippolito nievo. xiii

Concordemente m’abbellian d’un riso
L’amore e l’amistà, chè tu volevi,
O Arnaldo mio; la nostra nuzïale.
Festa compir, traendomi ove spira.
110Più presso al Cielo, aura più pura. Ai monti
Del Friuli ridente, e all’ospitali
Case dei Nievo noi movemmo. Lieto
Ippolito n’accolse, ed ai fratelli
D’incontro ne guidò, come due novi
115E diletti fratelli. Oh! forse ancora
Il vetusto Castel di Colloredo
Rammenta il conversar di quel giocondo
Stuolo d’amici, e gli agguati innocenti
Apparecchiati a festeggiar l’arrivo
120Di caro ospite atteso,1 e quell’assidua
Mite allegria, che si pascea di giuochi
Quasi infantili, perchè impressa d’una
Quasi infantile ingenuità. — Che ameni
Pellegrinaggi si compîr per valli
125E colline ridenti, ove, con gli occhi
Volti al levarsi od al cader del sole,
Talor muti posammo, e in fondo al core
Ne fremea l’agitata onda del verso.
Anco il sole in quei giorni, e l’erbe e i fiori,
130Il riso delle stelle, il volo e il canto
Degli augelletti, e n’appariva tutto
Lassù più bello!...
Ed Ei talvolta, arguto
E sapïente interprete, godea
135Le pie tradizïoni e le leggende
Strane narrarci, da mille anni e mille
Ivi serbate dalla facil fede

  1. Il compianto Teobaldo Ciconi.