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x ippolito nievo.

Tutta non può significar l’ambascia
Che l’abbandon d’eletta alma c’ispira.


II.



Egli fu tal, che al disperato pianto
De’ suoi cari dovria mescersi il lutto
25D’Italia intera. D’infecondo amore,
O patria, Ei non t’amò, ma dai prim’anni
Dispettando il servaggio abbominoso,
Libero il carme ti rivolse, e come
Nel fior celasi il frutto, ivi era il germe
30Del poema di Spartaco.— Ed insieme
Alla penna ispirata a te sacrava,
Cara patria, un acciar, quando a tre lustri,
Del Tirreno alle sponde (ove lo trasse
Necessità d’eluder la schernita
35Vigilanza straniera) apprender seppe
Al tedesco invasor, quanto è gagliardo
D’un giovanetto il braccio, allor che il guida
Amor di libertà.


III.



Qual lungo tratto
Di terre e tempo col pensier trasvolo!...
40Uomo or s’è fatto il garzoncello; ha fama
Dì poeta e d’eroe; forse gli appresta
Doppio Italia un allôr, come d’Alceo
E di Körner al crine un dì lo cinsero
Grecia e Lamagna.
Ed Ei la santa ed ardua
45Via seguitando, allor che al più famoso
Italo condottier spontanea accorse