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152 le confessioni d’un ottuagenario.

Infatti raggiunsi la ragazzetta, ma la era tanto pallida e smarrita, poverina, da far compassione.

— Per carità, Pisana, cos’hai, ti senti male? — le chiesi sostenendola pel braccio.

— Oimè, che paura... che correre... son là con gli schioppi... che voglion passar l’acqua, — rispondeva trafelando la ragazzetta.

— Ma chi sono quelli là cogli schioppi che voglion passare?

— Ecco, — entrò a rispondermi Donato, il ragazzo dello speziale che s’era un po’ rimesso da quell’ansa spaventata: — Ecco come la è... Eravamo a giocare sul rio del mulino, quando sboccano sull’altra sponda quattro o cinque uomini con certi ceffi e certe pistole in mano da far paura, i quali parevano cercar qualche cosa ed accingersi benanco a guazzare. E la Pisana si diede a correr via, ed io a tenerle dietro con quante gambe aveva; ma due o tre di loro si misero a gridare: «Oh non avete veduto un uomo a cavallo scappare qui a traverso!?». Ma la Pisana non avea voglia di rispondere ed io neppure; e continuammo a fuggire ed eccoci qui; ma quegli uomini verranno anch’essi certamente, perchè quantunque l’acqua sia alta, il ponte del mulino non è lontano.

— Oh scappiamo, scappiamo! — sclamò tutta sbigottita la fanciulletta.

— Datevi animo, signorina — entrò allora a dire la vecchia che avea posto mente a tutti questi discorsi. — Quelle cernide non cercano di voi, ma d’un uomo a cavallo; e quando qui io e Carlino avremo risposto che di uomini a cavallo non vedemmo altro che il guardiano di Lugugnana che andava a guardar il fieno a Portovecchio...

— No, no! voglio andarmene! ho paura io! — strillava la pazzerella.

Ma d’andarsene non era omai tempo, perchè quattro