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capitolo terzo. 137

stigata quando lo voglio!... e a rivederci a dimani, Carlino; e non muoverti di là, se no non vengo più a spasso con te. -

Io mi stetti attonito ed immobile con quella ciocca fra le dita, mentr’ella guizzò dalla porta e richiuse l’uscio; e poi feci per correrle dietro col lume, ma la era già scomparsa dal corridoio. Scommetto che se la sua mamma nel castigarla le avesse strappato uno di quei capelli, ella ne avrebbe strepitato tanto da metter sottosopra la casa, ed anche ora mi maraviglio che la sopportasse quel dolore senza batter palpebra; tanto potevano in lei la volontà e la bizzarria infin da bambina. Io poi non so se quei momenti mi fossero più di piacere o di rammarico. Quell’eroismo della Pisana di venirmi a trovare a traverso gli andirivieni di quella buia casaccia, e ad onta delle punizioni che le potevano capitare, m’avea fatto salire al settimo cielo; poscia la sua caparbietà s’era intromessa a tosarmi di molto le ali perchè sentiva (dico sentiva, perchè a nove o dieci anni certe cose non si capiscono ancora) sentiva ripeto, che l’immaginativa, e la vanagloria di mostrare un piccolo portento di prodezza, c’entravano più assai dell’affetto in un tale eroismo. M’era dunque raumiliato alquanto dal primo bollore d’entusiasmo, e quei capelli che m’erano rimasti testimoniavano piuttosto della mia servitù, che del suo buon cuore verso di me. Tuttavia, fin da fanciullo, i segni materiali delle mie gioie, de’ miei dolori e delle mie varie vicende mi furono sempre carissimi; e quei capelli non li avrei dati allora per tutti i bei bottoni d’oro e di mosaico, e per le altre dovizie che sfoggiava sulla persona il signor conte nei giorni solenni. Per me la memoria fu sempre un libro, e gli oggetti che la richiamano a certi tratti de’ suoi annali, mi somigliano quei nastri che si mettono nel libro alle pagine più interessanti. Essi ti cascano sott’occhio di subito; e senza sfogliazzare le carte, per trovare quel punto del racconto o quella sentenza che ti ha