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vi cenni biografici d’ippolito nievo.

Vice-intendente, ed in fine Tenente-Colonnello. Questo rapido succedersi d’onorificenze, a lui da’ suoi stessi colleghi desiderate e plaudite, vale a dimostrare meglio d’ogni parola com’Egli esercitasse quelle faticose incombenze, pur tanto diverse dalle recenti sue studiose consuetudini.

Quando, dopo la presa di Capua, si licenziarono i volontari, ritornò anche Ippolito per qualche mese a Milano; ma sul finire del 1860, nel desiderio di riordinare i resoconti della gestione amministrativa garibaldina, riprendeva volonteroso la via della Sicilia, ed allora ch’Egli, compiuta la dilicata missione, si apprestava al ritorno, la sua salute appariva tanto sensibilmente alterata, che tutti gli amici rimastigli in Palermo lo sollecitarono vivamente a ritardare l’inopportuna partenza.

Ma nè gli avvisi, nè le sofferenze, nè il tempo minaccioso (che a torto si pensava potere sfidare col vecchio e logoro legno a vapore che chiamarono l’Ercole) valsero a rimuoverlo dalla presa determinazione, nella quale forse si ostinava pel timore che il suo fermarsi apparisse viltà, mentre un pericolo c’era, e molti doveano per necessità affrontarlo. Egli insieme agli altri passeggeri partì.

È nota la catastrofe di quel viaggio, e la fine spaventosa dell’Ercole. Nè del legno nè del suo equipaggio si potè mai più rinvenire una sola reliquia.

Così veniva miseramente rapito, nell’età di 29 anni, alla famiglia e alla patria uno degli uomini più leali e generosi, uno degli ingegni più forti, più colti e vivaci che l’onorassero mai.

E qui ci torna opportuno dare pubblicità ad una