Pagina:Le confessioni di un ottuagenario I.djvu/127

100 le confessioni d’un ottuagenario.

educato, e del savio ragionare di quel giovine. Perfino le fattezze di lui le davano materia di encomiarlo, come specchio che le sembravano della sua eccellenza interiore. Le vecchie semplici e dabbene, quando prendono ad amare taluno, sogliono unire sopra quel solo capo le tenerezze, le cure e perfin le illusioni di tutti gli amori che hanno lasciata viva una fibra del loro cuore. Perciò non vi so dire se un’amante, una sorella, una sposa, una madre, una nonna si sarebbe stretta ad un uomo con maggior affetto che la vecchia contessa a Lucilio. Giorno per giorno egli avea saputo ridestare una fiamma di quell’anima senile, assopita ma non morta nella propria bontà; e da ultimo si era fatto voler tanto bene, che non passava giorno senza ch’egli fosse desiderato o chiamato a tenerle compagnia. La Clara, per cui erano leggi i desiderii della nonna, aveva preso a desiderarlo come lei; e l’arrivo del giovine era per le due donne un momento di festa. Del resto la contessa non sospettava nemmeno che il giovine potesse pensar ad altro che a far una buona azione, od a ricrearsi fors’anco nei loro colloqui dall’inutile chiasso del tinello: Lucilio era il figliuolo del dottor Sperandio, e Clara la primogenita del suo primogenito. Se qualche sospetto le avesse attraversato la mente in tale proposito, ne avrebbe vergognato come d’un giudizio temerario e d’un pensiero disonesto e colpevole, apposto senza ragione a quella perla di giovane. Diciamolo pure: la era troppo buona ed aristocratica per prendersi ombra di simili paure. Il suo affetto per Lucilio prendeva tutti i modi d’una vera debolezza, e in riguardo di lui la tornava a diventar quella che era stata pel piccolo Orlando, allorchè si trattava di difendere la libertà della sua vocazione. Che ella poi non si accorgesse della piega, presa mano a mano nel cuore de’ due giovani dalla abitudine di vedersi e parlarsi sempre, non c’era da stupirsene. La Clara non se n’accorgeva essa medesima, e Lucilio usava