Pagina:Le confessioni di Lev Tolstoj.djvu/95


le confessioni 93

movimento dei piedi, respingo la cinghia estrema, che è sotto ai miei piedi. Mi pare che starò meglio così. Ma l’ho respinta troppo lontano, voglio riprenderla coi piedi, ma per questo movimento l’altra cinghia scivola sotto ai miei ginocchi e le mie gambe pendono. Faccio con tutto il corpo un movimento per rimettermi a posto, sicuro di riuscirvi, ma questo movimento fa scivolare e spostare sotto di me le altre cinghie, e vedo che l’affare va male...

La parte inferiore del mio corpo rimane penzolante, i miei piedi non arrivano al suolo. Io son sostenuto soltanto nella parte superiore del dorso e, non solo questa posizione è incomoda, ma incomincio ad aver paura. Allora mi domando quello a cui, dapprima, non avevo pensato. Mi domando. Dove sono e su che cosa son coricato? Guardo intorno a me e soprattutto in basso, su cui il mio corpo è sospeso e dove sento che cadrò ben presto. Guardo in basso e non posso credere ai miei occhi: sono su un’altura, non solo su un’altura simile alla più alta torre o alla montagna più elevata, ma sono su un’altura tale come non avrei mai potuto immaginare.

Non posso neppur rendermi conto se vedo proprio qualche cosa, in basso, in questo precipizio senza fondo che mi attira e sopra il quale sono sospeso. Il mio cuore si stringe, il terrore m’invade. Guardare in basso è spaventevole. Sento che se guardassi scivolerei subito dall’ultima cinghia e perirei. Non guardo, ma non guardare è peggio ancora, poichè penso a ciò che mi accadrà, fra un istante, quando scivolerò dall’ultima cinghia. E sento, nel mio terrore, che perdo il mio ultimo appoggio e che, lentamente, scivolo sul dorso, sempre più in