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54 | leone tolstoi |
ignoranti, poveri, e vidi tutt’altra cosa. Vidi che quei miliardi d’uomini che hanno vissuto e che vivono, salvo rarissime eccezioni, non potevano entrare nella mia classificazione. M’era impossibile vedere in essi degli uomini che non comprendessero la questione, perchè essi la pongono e vi rispondono con una chiarezza straordinaria. Non potevo neppure porli fra gli epicurei, poichè la loro vita risulta composta di privazioni e di sofferenze, più che di piaceri. Ancor meno potevo classificarli nella categoria di quelli che, stupidamente, mettono fine alla loro vita insensata, poichè essi si spiegano ogni atto della loro vita e la morte stessa, e considerano il suicidio come il più gran male. Risultava da questo che tutta l’umanità aveva una conoscenza qualunque del senso della vita, che io non riconoscevo e disprezzavo. Risultava da questo che la scienza ragionata non dava il senso della vita, ma escludeva la vita, e che il senso attribuito alla vita da miliardi di uomini, da tutta l’umanità, era basato su una scienza qualunque, menzognera e disprezzabile.
La scienza ragionata, per bocca dei sapienti e dei pensatori, nega il senso della vita, mentre enormi masse umane, tutta l’umanità, riconoscono questo senso in una loro scienza. E questa scienza è la fede, questa stessa fede che non posso accettare: Dio uno e trino, la creazione in sei giorni, il demonio e gli angeli e tutto ciò ch’io non posso accettare a meno di esser pazzo!
La mia situazione era atroce. Sapevo che non avrei trovato, nella via della scienza ragionata, nulla, tranne la negazione della vita, e nella fede nulla, tranne la negazione della ragione, ciò che era ancor meno possibile che la