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e noi cercavamo d’insegnare ancor di più, senza riuscire ad insegnar tutto, e ci irritavamo sempre di non essere abbastanza ascoltati.

Cosa strana!... ora soltanto io lo comprendo. Il nostro desiderio vero, il più intimo, era quello di ricevere il massimo di denaro e di lodi. Per raggiungere questo scopo non potevamo che scrivere libri ed articoli; questo appunto facevamo; ma per fare un’opera così inutile e nello stesso tempo possedere la certezza di essere personaggi molto importanti, ci occorreva ancora un ragionamento che giustificasse la nostra attività, ed inventammo il seguente: tutto ciò che esiste è ragionevole, tutto ciò che esiste si svolge, tutto si svolge per mezzo dell’istruzione, l’istruzione si misura dal grado di diffusione dei libri e dei giornali, e noi venivamo pagati e stimati perchè scriviamo dei libri e degli articoli; per conseguenza siamo gli uomini migliori e più utili.

Questo ragionamento sarebbe stato perfetto se fossimo stati tutti d’accordo; ma siccome ad ogni idea pubblicata dall’uno si opponeva sempre un’idea diametralmente opposta pubblicata dall’altro, avremmo dovuto riflettere. Ma noi non notavamo questo: ci si pagava, gli uomini del nostro partito ci lodavano, e ciascuno di noi si credeva nel vero.

Oggi io vedo chiaramente che non v’era alcuna differenza fra la nostra società e un manicomio. Anche a quel tempo lo supponevo vagamente, ma, come fanno tutti i pazzi, trattavo ciascuno da pazzo, eccettuato me stesso.