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lotto rispose: dappoi che tu disideri mio nome, or sappi ch’io ho nome Lancialotto. Allora si cominciò la meslea, e lo cavaliere parlò a Lancialotto, e disse: più mi nuoce tuo nome che la tua prodezza. Perchè saputo il cavaliere che era Lancialotto, cominciò a dottare la bontà sua1.


Qui conta come Narcis s’innamorò dell’ombra sua.


NOVELLA XLVI.


Narcis fu molto buono e bellissimo cavaliere. Un giorno avvenne ch’elli si riposava sopra una bellissima fontana. E dentro l’acqua vide l’ombra sua molto bellissima. E cominciò a riguardarla, e rallegravasi sopra alla fonte; e così credeva che quella ombra avesse vita, che stesse nell’acqua, e non si accorgeva che fosse l’ombra sua. Cominciò ad amare et innamorare sì forte, che la volle pigliare. E l’acqua si turbò, e l’ombra spario, onde elli incominciò a piangere. E l’acqua schiarando, vide l’ombra che piangea. Allora elli si lasciò cadere nella fontana, sì che annegò. Il tempo era di primavera: donne si veniano a diportare alla fontana; videro il bello Narcis affogato: con grandissimo pianto lo trassero della fonte, e così ritto l’ap-

  1. la bontà sua. Nel linguaggio della cavalleria bontà si piglia anche per valore.