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et empiessi d’acqua. Quando elli si levò, sì vi cadde dentro. Quelli cominciò a gridare aiutorio. La femina domandò, che hai? Que’ rispose: io sono caduto in una fossa. Ohi cattivo, disse la femina. Or tu badi nel cielo, e non ti sai tenere mente a’ piedi. Levossi questa femina, et aiutollo; chè periva in una fossatella d’acqua per poca e per cattiva provedenza.
Qui conta del vescovo Aldrobandino come fu schernito da uno frate.
NOVELLA XXXIX.
Quando il vescovo Aldrobandino vivea al vescovado suo d’Orbivieto, stando uno giorno al vescovado a tavola, ov’erano frati minori a mangiare, et eravene uno che mangiava una cipolla molto savorosamente e con fine appetito; il vescovo, guardandolo, disse a uno donzello: vammi a quello frate, e dilli che volentieri li accambierei a stomaco. Lo donzello andò, e disselile. E lo frate rispose: va, dì a messere che ben credo che m’accambierebbe a stomaco, ma non a vescovado.