merice1 con vino, e suo mazzero2 molto polito. Lo ’mperadore giunse, e chieseli bere. Il poltrone rispose: con che ti dare’ io bere? A questo nappo non porrai tu bocca. Se tu hai corno, del vino ti do io volentieri. Lo ’mperadore rispose: prestami tuo barlione, et io berrò per convento3, che mia bocca non vi appressarà. E lo poltrone li le porse; e tenneli lo convenente. E poi non li le rendeo; anzi spronò il cavallo e fuggi col barlione. Il poltrone avvisò bene che de’ cavalieri dello ’mperadore fosse. L’altro giorno andò alla corte. Lo ’mperadore disse alli uscieri: se ci viene un poltrone di cotal guisa, fatelmi venire dinanzi, e non li fermate porta4. Il poltrone venne. Fu dinanzi allo ’mperadore. Fece il compianto di
- ↑ suo tamerice; il suo vaso del legno di tamerice.
- ↑ e suo mazzero. “Mazzero si dice il pane quando è a azzimo o mal lievito e sodo„. Deput. al Decam., facc. 71. Il Borghini legge e suo mangiare.
- ↑ per convento, dal latino convenire; ridursi più persone in un luogo. Bere per convento è bere da molti col medesimo vaso; il che ciascun fa senza toccarlo con le labbra per rispetto degli altri. Nella Catalogna usasi anche oggidì dalla gente volgare ber per convento; e si fa in questo modo. Sopra una tavola, attorno a cui raccogliesi la brigata, si mette un’ampolla grande empiuta di vino e destinata a quest’uso. Non vi s’adoperan bicchieri; ma ciascun bee con la detta ampolla. Essendo vietato l’accostarla alla bocca, si tiene in alto; e, sporto un po’ in fuori il labbro inferiore, ricevesi in bocca il zampillo del vino ch’esce fuor pel beccuccio; il che si fa da costoro con tanta destrezza, che tengono alle volte l’ampolla distante dalla bocca più d’una spanna senza spandervi una gocciola sola di vino.
- ↑ non li fermate porta. Fermare per chiudere, gallicismo usato anche dal Firenzuola nell’Asino d’oro.