tirava; tanto che per fare più tosto li altri vi puosero mano. Et allora lo re parlò: questa sarebbe ruberia e non furto; cioè a torre per forza. Li cavalieri fuggiro, quando l’udiro parlare, che prima credevano che dormisse. Un giorno lo re vecchio, padre di questo re giovane, lo riprendea forte, dicendo: dove è tuo tesoro? Et elli rispose: messer, io n’ho più che voi non avete. Quivi fu il sì e 'l nò. Ingaggiarsi le parti. Aggiornaro il giorno che ciascuno mostrasse il suo tesoro. Lo re giovane invitò tutti i baroni del paese, che a cotal giorno fossero in quella parte. Il padre quello giorno fece tendere uno ricco padiglione, e fece venire oro et ariento in piatti e vasella et arnese assai e pietre preziose infinite, e versò in sui tappeti, e disse al figliuolo: dove è il tuo tesoro? Allora il figliuolo trasse la spada del fodero. Li cavalieri adunati trassero per le vie e per le piazze. Tutta la terra parea piena di cavalieri. Il re non poteo riparare. L’oro rimase alla signoria del giovane, lo quale disse a’ cavalieri: prendete il tesoro vostro. Chi prese oro, chi vasello, chi una cosa, chi un’altra, sì che di subito fu distribuito. Il padre ragunò poi suo sforzo per prenderlo. Lo figliuolo si richiuse in uno castello e Beltramo dal Bornio con lui. Il padre vi venne ad assedio. Un giorno, per troppa sicurtà, li venne un quadrello per la fronte disavventuratamente, che la contraria fortuna che ’l seguitava, l’uccise. Ma innanzi ch’elli morisse vennero a lui tutti i suoi creditori, et addomandaro loro tesoro