città di Giadre, era partito dalla battaglia, e faceasi sotto un padiglione disarmare. Lo cavaliere e lo giullare si trassero avanti. Lo cavaliere fece la domanda sua ad Alessandro umile e dolcemente. Alessandro non li fece motto, nè li fece rispondere. Lo cavaliere si partì dal giullare, e misesi per lo cammino a ritornare in sua terra. Poco dilungato il cavaliere, li nobili cittadini di Giadre recaro le chiavi della città ad Alessandro, con pieno mandato d’ubbidire a lui, siccome a lor signore. Alessandro allora si volse in verso e suoi baroni, e disse: dove è chi mi domandava ch’io li donasse? Allora fu trammesso1 per lo cavaliere ch’addomandava il dono. Lo cavaliere venne, et Alessandro parlò, e disse: prendi, nobile cavaliere, le chiavi della nobile città di Giadre, che la ti dono volentieri. Lo cavaliere rispose: messere, non mi donare cittade; priegoti, che tu mi doni oro o argento o robe, come sia tuo piacere. Allora Alessandro sorrise, e comandò che li fossero dati due mila marchi d’argento. E questo si scrisse per lo minore dono che Alessandro donò mai. Lo cavaliere prese i marchi, e donolli al giullare. Il giullare fu dinanzi ad Alessandro, e con grande stanzia addomandava che li facesse ragione, e fece tanto che fece
- ↑ tramettere per alcuno vale mandar per esso; mandarlo a chiamare. Anche nella Storia de’ SS. Barlaam e Giosafatte (facc. 3) si legge: “allora tramise tutti li suoi servi ecc. per quello barone”. S’adopera d’ordinario il verbo mandare quando è noto dov’è la persona cui si fa chiamare; e il verbo tramettere quando non si sa precisamente dov’ella sia.