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il vedere la scrittura di que’ tempi, la quale io, quanto per me s’è potuto il più, mi sono d’osservare ingegnato (nè altrimenti avrei potuto fare, se io quella della sua propia forma trarre non avessi voluto) non renda altrui nello scrivere per innanzi e più giudicioso e più accorto? Certo, che io creda, niuno. Restami adunque umilemente e reverentemente pregarvi ad essere contento di lietamente e con buon viso ricevere la detta operetta; povero dono nel vero alla vostra grandezza et agl’infiniti obbrighi che io a voi tengo, ma forse non isconvenevole all’umile stato mio. Nel quale, non possendo io altro fare, mi darò continovamente pregare Dio che in lunga felicità a comune bene degli uomini vi conservi.



Di V. R.ma S.




Fedelissimo Servidore
Carlo Gualterruzzi.