Pagina:Le cento novelle antiche.djvu/16


xvii
Novelle e sentenze copiate alla lettera dal testo a penna, numerato 193, delle Cento Novelle antiche, il qual esiste nella Libreria Mediceo-Laurenziana.

I.

Fue uno savio religioso, il quale era grandissimo1 intra li frati predicatori, il quale avea un suo fratello il quale s’attendea di cavalcare in uno oste nel quale s’aspettava ch’al postutto battaglia sarebbe co’ nimici. Andò a questo suo fratello frate per ragionar con lui anzi ch’andasse. Il frate l’ammonío assai, e disseli molte parole, intra le quali, e dopo le quali disse queste parole: tu andrai al nome di Dio. La Battaglia è justa per lo comun tuo: sie prod’uomo, e non dubitare; chè forse sanz’ogni ciò2 ti morresti tu.

II.

Tre cose sono che non si possono mai ammendare nè ricomperare appo l’onore del secolo. Donzella, che

  1. Osserva bel modo di dire: era grandissimo intra, ec. cioè avea grandissima autorità; era in altissima riputazione.
  2. Sanz’ogni ciò. Senza tutto questo; vale a dire: se la battaglia non fosse giusta, e tu non combattessi da uom prode, morresti tu, e prevarrebbe l’inimico. Qui la voce ogni può anche considerarsi come riempitiva. S’usa allo stesso modo altresì con la voce qualunque. Così l’adoperò Matteo Villani (lib. II, cap. 6) quando disse: Contro all’opinione d’ogni qualunque.... parti da Pescia. Bastava dire qualunque: quell’ogni v’è per riempitivo.