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madre la guardava troppo. Questi andò oltre per tornare a’ compagni. Ma quelli che consumato era in villa, non trovava luogo. Era salito a cavallo. E ’l compagno suo nol seppe tanto pregare che ’l potesse ritenere, e non volle la sua compagnia. Giunse quella sera alle mura; tutte le porte erano serrate, ma tanto accerchiò che s’abbattè a quella porta ove erano coloro. Entrò dentro: andonne verso la magione di colei, non per intendimento di trovarla nè di vederla, ma solo per vedere la contrada. Essendo ristato di rimpetto alla casa, di poco era passato l’altro. La fanciulla disserrò l’uscio, e chiamollo sotto boce, e disse che accostasse il cavallo. Questi non fu lento; accostossi. Et ella li si gittò giustamente in groppa, et andaro via. Quando furo alla porta, li compagni dell’altro non li diedero briga, chè nol conobbero. Perocchè, se fosse stato colui cui elli aspettavano, sarebbe ristato con loro. Questi cavalcaro ben dieci miglia, tanto che furo in un bello prato intorniato di grandissimi abeti. Smontaro, e legaro il cavallo a un albero; e prese a basciarla. Quella il conobbe. Accorsesi della disavventura. Cominciò a piangere duramente. Ma questi la prese a confortare lagrimando, et a renderle tanto onore, ch’ella lasciò il piangere, e preseli a voler bene, veggendo che la ventura era pur di costui, et abbracciollo. Quell’altro cavalcò poi più volte, tanto che udì il padre e la madre fare romore nell’agio1, et intese dalla fante come ella

  1. nell’agio. Agio qui vale lo stesso che agiamento