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con lui, disse che li era suto mandato uno bello storione, e che li le volea mandare a disinare. E lo frate li rendè molte grazie. Partissi questi, e non li le mandò. E l’altro dì tornò al frate con allegra ciera. E ’l frate disse: perchè mi facesti tanto aspettare. E que’ rispose: o, credevatelo voi avere? Certo sì. E non l’aveste? no. Dico che è altrettale, come se voi l’aveste avuto.


Qui conta d’una buona femina ch’avea fatta una fine crostata.


NOVELLA XCII.


Fue una femina ch’avea fatta una fine crostata d’anguille, et avevala messa nella madia. Vide entrare uno topo per la fenestrella, che trasse all’odore. Quella allettò la gatta, e misela nella madia, perchè lo pigliasse. Il topo si nascose tra la farina, e la gatta si mangiò la crostata: e quando ella aperse, il topo ne saltò fuori. E la gatta, perch’era satolla, non lo prese.


Qui conta d’uno villano che s’andò a confessare.


NOVELLA XCIII.


Un villano s’andò un giorno a confessare, e pigliò dell’acqua benedetta; e vide il prete che lavorava nel