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tro fuoco. Poi vi trovò tanto oro e tanto argento, che valse più che tutta la spesa; e poi li rimandò con dio.
Et al suo tempo li si richiamò un villano d’un suo vicino che li avea imbolato ciriegie. Compario l’accusato, e disse: mandate a sapere se ciò può essere, perciò che ’l ciriegio è finemente imprunato. Allora messere Azzolino ne fece prova, e l’accusatore condannò in quantità di moneta, però che si fidò più nelli pruni, che nella sua signoria. E l’altro diliberò.
Per tema della sua tirannia una li portò un sacco di noci, le quali non si trovaro somiglianti. Et essendosi il meglio acconcia ch’ella poteo, giunse colà dove elli era co’ suoi cavalieri, e disse: messer, Dio vi dea lunga vita. Et elli sospecciò, e disse: perchè dicesti così? Et ella rispose: perchè se ciò sarà, noi staremo in lungo riposo. E quelli rise, e fecele mettere un bel sottano, il quale le dava a ginocchio, e fecelavi cingere su, e tutte le noci fece versare per la sala, e poi a una a una li le facea ricoglier, e rimettere nel sacco, e poi la meritò grandemente.
In Lombardia e nella Marca si chiamano le pentole, olle. La sua famiglia avevano un dì preso un pentolaio per malleveria, e menandolo a giudice, messer Azzolino era nella sala; disse: chi è costui? Uno rispose: messer, è un olaro. Andalo ad impendere. Come, messere, che è un olaro. Et io però dico che voi l’andiate ad impendere. Messere, noi diciamo ch’elli è uno olaro. Et ancor dico io che voi l’andiate ad impendere. Allora il giudice se n’accorse. Fecelne inteso, ma non