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arrostillo; et arrostendolo, sì ne trasse li ernioni1, e mangiolli. Quando il compagno l’ebbe innanzi, domandò delli ernioni. Il giullare rispose: e’ non hanno ernioni quelli di questo paese. Or venne un’altra volta che si bandiro nozze, et un altro ricco uomo ch’era morto. Et Iddio disse: io voglio ora andare alle nozze, e tu va al morto. Et io t’insegnarò come tu ’l risusciterai. Segnerailo, e comanderaili che si levi suso, et elli si leverà. Ma fatti fare l’impromessione dinanzi. Disse il giullare: ben lo farò. Andò, e promise di suscitarlo, e non si levò per suo segnare. Il morto era figliuolo di gran signore. Il padre s’adiroe, veggendo che questi facce beffe di lui. Mandollo ad impendere per la gola. Domeneddio li si parò dinanzi, e disse: non temere, ch’io lo suscitarò. Ma dimmi per tua fè, chi mangiò li ernioni del cavretto? Il giullare rispose: per quel santo secolo dove io debbo andare, compagno mio, che io non li mangiai. Domeneddio veggendo che non li le potea far dire, increbbeli di lui. Andò, e suscitò il morto, e questi fu dilibero, et ebbe la promessione che li era fatta. Tornaro a casa; disse Domeneddio: compagno mio, io mi voglio partir da te, perch’io non l’ho trovato leale com’io credeva. Quelli vedendo che altro non

  1. li ernioni. Ernione non è nel Vocabolario della Crusca. Val lo stesso che arnione. Non si può creder che qui stia ernione per errore di stampa; perchè questa voce nella presente Novella è replicata sempre allo stesso modo per ben cinque volte.