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Qui conta della reina Isotta, e di messere Tristano di Leonis.


NOVELLA LXV.


Amando messer Tristano di Cornovaglia Isotta la bionda, moglie del re Marco, si fecero tra loro un segnale d’amore di cotal guisa; che quando messer Tristano le volea parlare, si andava ad un giardino del re dove era una fontana, et intorbidava il rigagnolo che facea la fontana; et andava questo rigagnolo per lo palazzo dove stava la detta madonna Isotta. E quando ella vedeva l’acqua intorbidata, sì pensava che messere Tristano era alla fonte. Or avvenne ch’uno mal avventurato giardiniere se n’avvide, di guisa che li due amanti neente il poteano credere. Quel giardiniere andò allo re Marco, e contolli ogni cosa com’era. Lo re Marco si diede a crederlo. Sì ordinò una caccia, e partissi da’ suoi cavalieri, siccome si smarisse da loro. Li cavalieri lo cercavano erranti per la foresta; e lo re Marco n’andò in su il pino che era sopra la fontana ove messere Tristano parlava alla reina. E dimorando la notte lo re Marco sul pino, e messere Tristano venne alla fontana et intorbidolla. E poco tardante, la reina venne alla fontana. E da ventura le venne un bel pensero, chè guardò il pino. E vide l’ombra più spessa che non solea. Allora la reina dottò, e dottando, ristette, e parlò con Tristano in questa maniera, e disse: disleale cavaliere,