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traverso d’uno ronzino, e diceano comunemente che ’l voleano impendere. Tenendo lor cammino, trovaro il re Meliadus. Trovarolo a guisa di cavaliere errante, che andava a uno torneamento, e domandò i vassalli, perch’elli menavano quello cavaliere così villanamente. Et elli risposero: messer, però ch’elli ha bene morte servita1, e se voi il sapeste, voi il menareste piuttosto di noi. Addomandatelo di suo misfatto. Il re Meliadus si trasse avanti, e disse: cavaliere, che hai tu misfatto2 a costoro che ti menano così laidamente? E ’l cavaliere rispose: niuna cosa. Nè misfatto ho fatto loro, se non che io volea mettere il vero avanti. Disse il re Meliadus; ciò non può essere. Contatemi più vostro misfatto. Et elli rispose: sire, volentieri. Io sì tenea mio cammino a guisa d’errante cavaliere; trovai questi sergenti, e que’ mi domandaro per la verità di cavalleria, che io dicessi qual fosse miglior cavaliere tra ’l buon re Meliadus o ’l cavalier sanza paura. Et io, siccome io dissi di prima, per mettere il vero avanti, dissi che ’l re Meliadus era migliore, e nol dissi se non per verità dire, ancora che ’l re Meliadus sia mio mortal nemico, e mortalmente il disamo. Io non volea mentire. Altro non ho misfatto. E però subitamente mi fanno onta. Allora il re Meliadus co-

  1. ha bene morte servita. Servire qui val meritare. S’è ben meritata la morte. L’usò in questo senso anche Gio. Villani.
  2. che hai tu misfatto. Misfare, verbo usato da molti degli scrittori del trecento, far male; commetter delitti.