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Da principio voleva dire e voleva fare; ma poi, quando vide il suo Pinocchio sdraiato in terra e rimasto senza piedi davvero, allora sentì intenerirsi; e presolo subito in collo si dette a baciarlo e a fargli mille carezze e mille moine, e, coi lucciconi che gli cascavano giù per le gote, gli disse singhiozzando:
— Pinocchiuccio mio! Com’è che ti sei bruciato i piedi?
— Non lo so, babbo, ma credetelo che è stata una nottata d’inferno, e me ne ricorderò fin che campo. Tonava, balenava e io avevo una gran fame, e allora il Grillo-parlante mi disse: «Ti sta bene: sei stato cattivo e te lo meriti», e io gli dissi: «Bada, Grillo!…» e lui mi disse: «Tu sei un burattino e hai la testa di legno» e io gli tirai un manico di martello, e lui morì, ma la colpa fu sua, perchè io non volevo ammazzarlo, prova ne sia, che messi un tegamino sulla brace accesa del caldano, ma il pulcino scappò fuori e disse: «Arrivedella,... e tanti saluti a casa.» E la fame cresceva sempre, motivo per cui quel vecchino col berretto da notte, affacciandosi alla finestra mi disse: «Fàtti sotto e para il cappello» e io con quella catinellata d’acqua sul capo, perchè il chiedere un po’ di pane non è vergogna, non è vero? me ne tornai subito a