Questa pagina è stata trascritta, formattata e riletta. |
― 198 ― |
— Ah! ho capito; — disse la Lumaca — aspettami costì, che ora scendo giù e ti apro subito.
— Spicciatevi, per carità, perchè io muoio dal freddo.
— Ragazzo mio, io sono una Lumaca, e le Lumache non hanno mai fretta. —
Intanto passò un’ora, ne passarono due e la porta non si apriva: per cui Pinocchio, che tremava dal freddo, dalla paura e dall’acqua che aveva addosso, si fece cuore e bussò una seconda volta, e bussò più forte.
A quel secondo colpo si aprì una finestra del piano di sotto e si affacciò la solita Lumaca.
— Lumachina bella, — gridò Pinocchio dalla strada, — sono due ore che aspetto! E due ore, a questa serataccia, diventano più lunghe di due anni. Spicciatevi, per carità.
— Ragazzo mio — gli rispose dalla finestra quella bestiuola tutta pace e tutta flemma — ragazzo mio, io sono una Lumaca, e le Lumache non hanno mai fretta. — E la finestra si richiuse.
Di lì a poco suonò la mezzanotte: poi il tocco, poi le due dopo mezzanotte, e la porta era sempre chiusa.
Allora Pinocchio, perduta la pazienza, afferrò con rabbia il battente della porta per bussare un gran colpo da far rintronare tutto il casamento; ma il