Pagina:Le aquile della steppa.djvu/77


La steppa turcomanna. 71

l’immensa tela di grosso feltro, caricarono tutto sui cavalli, compresi i cofani, poi si rimisero in marcia.

Abei non si era occupato che dei suoi falchi ai quali ci teneva immensamente.

Verso le tre del pomeriggio la carovana giungeva dinanzi alla casa di Talmà, che brulicava di persone accorse in gran numero da tutti i vicini villaggi di quella parte della steppa, per assistere alle nozze.

I matrimoni che si celebrano nelle steppe turaniche, attirano sempre un gran numero di persone, perchè quello è un giorno di festa e di baldoria per tutti, anche per gli stranieri, anche pei nemici, i quali vengono considerati come ospiti e nulla hanno quindi da temere, almeno fino a che le feste durano.

Quando si tratta specialmente d’un matrimonio fra persone cospicue, non è raro vedersi radunare delle migliaia di cavalieri giunti da villaggi anche lontanissimi, perchè sanno che gli sposi daranno cacce, corse di cavalli e soprattutto banchetti colossali, dove s’immoleranno centinaia di montoni e dove il latte inacidito e fermentato di cammelle scorrerà a fiumi.

Il beg, i suoi nipoti e Talmà erano troppo noti nella steppa dei Sarti, perchè il pubblico scarseggiasse: e forti drappelli di cavalieri, in abito da festa, con immensi turbanti variopinti, o altissimi kalbak villosi, cinture piene d’armi scintillanti, e lunghissimi fucili gettati attraverso le spalle erano accorsi.

Chi erano e da dove venivano?

Nessuno avrebbe osato far loro una tale domanda perchè, secondo le leggi dell’ospitalità turchestana, sarebbe stata un’offesa sanguinosa.

Moltissimi erano Sarti del Tackhunt, a giudicarli dalla lunga vestaglia, colle maniche molto larghe presso la spalla e strette all’estremità e tanto lunghe che basta chiudere il pugno, perchè ricadano e riparino le mani dal freddo e dall’umidità, quindi persone amiche.

Ve n’erano molti altri però con giubbe invece corte, di grosso panno, strette da larghe fasce di cotone, lunghe sovente perfino dieci metri e con ampi calzoni e alti stivali gialli o rossi, a punta rialzata, e con certe facce barbute, d’aspetto brigantesco e poco rassicurante, appartenenti ad altre tribù e forse molto lontane.

I servi di Talmà, aiutati dai Sarti del vicino villaggio e dalla