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La scomparsa di Abei Dullah. 57

cavallo, al pari dei cammelli turchestani, parve gradire, poi gli disse:

— Coricati presso di me, mio bravo Heggiaz. Tu senti meglio di me i nemici, anche quando sono ancora lontani. —

Il cavallo obbedì docilmente, coricandosi fra le alte erbe che crescevano intorno alla tenda.

Il beg si era rimesso a fumare colla sua solita pacatezza, seduto su un pesante cofano che Tabriz aveva colà collocato, onde rinforzare meglio le pertiche reggenti la vasta tenda.

Di quando in quando s’interrompeva, per mettersi meglio in ascolto e per scrutare le tenebre. Non udiva che il sibilar rabbioso delle raffiche e dentro lo squillare inquieto dei falchi.

Passò un’ora, poi un’altra ne trascorse, senza che alcun essere umano si mostrasse sulla steppa. Il beg non fumava più colla calma abituale; aspirava rabbiosamente il fumo della sua pipa, facendo gorgogliare fortemente l’acqua profumata coll’essenza di rosa, racchiusa nel vaso di vetro.

Cominciava ad inquietarsi.

— Abei dovrebbe essere già qui colla scorta, — si ripeteva. — Che gli sia accaduta qualche disgrazia o che abbia incontrato qualche drappello di Aquile rimaste indietro? E di Hossein che cosa ne sarà? Che sia giunto alla casa di Talmà?

Io non tremo, per lui, ha Tabriz con sè che vale da solo dieci uomini e poi Hossein è più audace e più forte di Abei. —

Ad un tratto il cavallo mandò un lungo nitrito e alzò di colpo la testa verso l’occidente.

— Che cos’hai udito, mio bravo Heggiaz? — chiese il beg, che si era pure levato, lasciando cadere il cannello di cuoio rosso del narghilè e armando precipitosamente uno dei suoi sei fucili. — È Abei che torna colla scorta o qualche Aquila che cerca d’accostarsi? —

Tese gli orecchi, curvandosi verso il suolo, mentre l’intelligente animale mandava un secondo nitrito e allungava maggiormente il collo verso l’ovest.

— Deve essere Abei, — disse il beg, il cui udito ancora finissimo aveva raccolto un lontano galoppo.

Dopo alcuni minuti il vecchio vide un cavallo galoppare sfrenatamente verso la tenda, privo del cavaliere. Mandò un grido:

— Qui, Ader! —