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20 Capitolo secondo.

Il giovane depose il cangiarro che stava lucidando, si alzò in piedi e, guardando fisso il vecchio, gli disse:

— Non ti sembra padre che da qualche tempo mio cugino abbia cambiato umore?

— È vero, — rispose il beg, dopo un momento di riflessione.

— Ho notato che è diventato eccessivamente freddo e molto avaro di parole.

Forse egli pensa troppo sovente alla sua bellissima cugina. Abbia pazienza: appena compirà i vent’anni, gli daremo la fanciulla che ama. Tu sulle rive dell’Aral; lui su quelle del Caspio: io nella steppa. Uniremo i due mari e la gran pianura coi nostri cuori. —

Hossein lo lasciò parlare, quando però ebbe finito, gli disse:

— L’ama! T’inganni padre! Egli la detesta e sai il perchè? —

Il vecchio beg fece un gesto di stupore.

— Perchè gli dissero che la figlia del Khan dei Tadjicki, non avrebbe accettato che la mano d’un uomo....

— Continua, — disse il vecchio, vedendo il giovane fermarsi esitante.

— Che si chiamasse Hossein beg.

— Tu!

— Così si dice.

— Io l’ho destinata a tuo cugino! — gridò il vecchio, aggrottando la fronte.

— Hossein-beg non ama che la bella Talmà, — soggiunse il giovane. — Il suo cuore non batte che per la più bella fanciulla dei Sarti. Che cosa puoi temere da me, padre? Tu sai che io sono leale. —

La fronte del beg subito si rasserenò.

— Sì, — disse, — tu sei troppo leale per ingannare tuo cugino. Siete cresciuti insieme, i vostri padri che caddero entrambi valorosamente innanzi alle falangi del Khan di Bukara, erano fratelli e avete nelle vostre vene il medesimo sangue.

Io vi ho adottati come se foste carne della mia carne e vi amo più che foste miei figli, e le mie ricchezze un giorno saranno vostre, ma guai a voi se sorgesse una rivalità. Il vecchio beg, l’antico guerriero delle rive del Caspio, che ha fatto tremare perfino i russi, sarebbe inesorabile.

— Sono leale, — ripetè Hossein — e non amo che te e Talmà. —