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236 Capitolo nono.

Nero, fecero finalmente comprendere quale ricchezza si nascondeva nel sottosuolo.

Ovunque i getti furono abbondanti. L’olio minerale salì alla superficie in così grandi quantità, specialmente dal pozzo chiamato Droogio, presso Baku, da non poterlo frenare con alcun mezzo.

Fu un vero torrente vi nafta verdastra, che andò a terminare in buona parte nel mar Caspio, mettendo in serio pericolo le navi che si trovavano in quei paraggi, perchè uno zolfanello gettato inavvertitamente in acqua, sarebbe stato sufficiente per distruggerle tutte.

Il petrolio discese da un giorno all’altro, ad un centesimo al litro!...

Non è, come abbiamo detto, solamente sulle rive del Caspio, che il sottosuolo nasconde serbatoi prodigiosi di nafta. Tutto il Turchestan settentrionale, che segue le sponde orientali del mar Caspio, fino a quelle meridionali dell’Aral, è una regione petrolifera che darà certamente un giorno altre favolose ricchezze. Perfino lungo certi fiumi dell’interno, le rocce trasudano nafta, ora nerastra ed ora verdastra e quelle segnano i buoni punti che un pozzo venga aperto ed il petrolio subito salirà alla superficie a riempire milioni e milioni di barili.

Lo strano sì è poi, che quei serbatoi non si estendono solamente sotto la così detta terra ferma, bensì anche sotto quei mari, talvolta perfino sotto i letti dei fiumi.

Di quando in quando, forse in causa di qualche scossa di terremoto o per altri motivi ancora ignorati, dai crepacci escono delle enormi masse di gaz di nafta, le quali formano alla superficie dell’acqua innumerevoli bolle.

Uno zolfanello od un pezzo di stoppa accesa, gettata via dai naviganti, basta per provocare migliaia e migliaia di fiamme, simili a quelle dei becchi di gaz, ma più grosse e di forma conica.

Lo spettacolo è ammirabile, tanto più che non è veramente troppo pericoloso pei naviganti. Guai però se invece dei gaz sale la nafta, come talvolta avviene!.... Allora è un mare di fuoco che si estende spaventosamente e disgraziate quelle navi che per mancanza di vento non riescono ad allontanarsi più che in fretta. . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .