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216 Capitolo settimo.

A mezzodì i tre uomini fecero una fermata d’un paio d’ore dietro una duna, che essendo altissima, proiettava un po’ d’ombra, poi ripresero la dolorosa marcia, avendo affermato il bandito che prima del tramonto avrebbero potuto giungere ad una seconda oasi dove vi era qualche probabilità di trovare dell’acqua, e fors’anche qualche capo di selvaggina.

Infatti qualche ora dopo la scomparsa del sole, giungevano sul margine d’un gruppo di alberi che copriva due o tre ettari di terreno, alberi mezzo intristiti, è vero, ma che tuttavia promettevano un po’ di frescura.

— Che l’anima di Alì ti porti all’inferno, loutis, — disse Tabriz che non si reggeva quasi più. — Noi non abbiamo le tue gambe per compiere simili marce. Trecento miglia sempre in sella non ci spaventano; queste camminate invece ci accoppano.

— Mio signore, — rispose Karaval umilmente, — nella steppa della fame non bisogna arrestarsi, se si vuole salvare la pelle. Guarda: il calore ha quasi vuotata la nostra riserva d’acqua. Fermati un giorno solo fra le dune e vedremo se tu uscirai vivo dalla steppa.

— Mi sembra d’aver fatto la traversata dell’Asia intera.

— Troveremo almeno qui dell’acqua? — chiese Hossein, che si era lasciato cadere, sfinito, su un tronco d’albero atterrato.

— Lo spero, mio signore, — rispose Karaval. — Accampati qui, mentre io vado a cercarla. —

Il bandito impugnò l’jatagan che portava alla cintura, prese l’otre che era già quasi vuoto e si cacciò in mezzo alle piante, non senza una certa apprensione, sapendo che le oasi erano frequentate da animali feroci. Pur camminando monologava come era sua abitudine:

— Vorrei sapere se quello stupido di Dinar è giunto qui e se si è fermato. Il ragazzo ha le gambe migliori delle mie, questo è vero, pure sarei stato ben contento di rivederlo e di dargli... —

Si era interrotto bruscamente e si era fermato dietro il tronco d’un grosso albero che sorgeva, quasi isolato, in mezzo ad un gruppo di cespugli.

— Mio caro Karaval, — mormorò dopo qualche istante — bada alla tua pelle. Non tutti i banditi della steppa della fame ti conoscono ancora e nemmeno tutte le bestie. Un ramo non si