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Un supplizio spaventevole. | 11 |
Il condannato, che fino allora aveva dimostrato un grande coraggio, non potè frenare un urlo d’angoscia.
Lo spaventevole supplizio cominciava, spaventevole perchè è ben più terribile della decapitazione, dell’impiccagione e fors’anche del palo. Inventato dai Persiani, che si sono, in tutte le epoche, mostrati crudelissimi nei mezzi di dare la morte e che lo usano tuttavia in certe provincie, quantunque sia stato soppresso nelle grandi città ove vi sono consoli europei, è stato subito adottato dai turcomanni, dagli afgani e dai belucistani, più feroci degli stessi persiani.
Il gesso, dopo bagnato, come si sa, non tarda a rapprendersi ed espandersi, chiudendo come entro una morsa di ferro l’oggetto che gli si affida. Ognuno può facilmente figurarsi quale pressione deve esercitare su un corpo umano che non può offrire la resistenza del metallo.
Il sangue sotto la formidabile stretta, che aumenta di momento in momento, si arresta, le gambe e le braccia si immobilizzano, le costole cedono, il corpo si schiaccia.
Il disgraziato mestvire che aveva la sola testa fuori dalla massa che gli si serrava addosso, aveva cominciato a urlare spaventosamente. Il suo viso, disfatto da un terrore impossibile a descriversi, si copriva d’un freddo sudore.
Il beg assisteva impassibile all’agonia del miserabile, guardandolo freddamente. Anche gli altri non dimostravano alcuna compassione per le sofferenze atroci del povero suonatore di guzla. Solo Abei Dullah, il nipote del beg, di quando in quando dava in un sussulto.
— Confesserai? — chiese ad un certo momento il vecchio, curvandosi sul moribondo.
Questi gli lanciò uno sguardo carico d’odio, e non aprì le labbra.
— Dell’altra acqua! — disse il beg.
Due altri secchi furono vuotati, insieme ad un altro sacchetto di gesso. Il collo del mestvire fu subito imprigionato ed il suo volto divenne paonazzo.
L’asfissia cominciava.
— Parlerai? — ripetè il beg.
— Sì, — rantolò il moribondo.
— Dove hanno condotto Talmà?