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138 Capitolo sedicesimo.

Il generale Abramow aveva preso le sue misure con grande attenzione; approfittando dell’oscurità, aveva fatto scavare una profonda trincea di fronte alla porta, onde battere vigorosamente le torri della muraglia esteriore, armandola con cannoni e con racchette ed aveva fatto nascondere i suoi cacciatori dietro un piccolo burrone situato a sinistra, un po’ avanti della batteria.

I Shagrissiabs, quantunque non avessero alcun dubbio sull’esito finale della battaglia, erano accorsi in massa sulle muraglie merlate, sparando furiosamente, intanto che dalla cittadella tuonavano i pezzi ed i falconetti sotto la direzione del beg di Schaar, tentando di contrabbattere le batterie russe di destra.

Le palle cadevano in gran numero sulla città, sfondando facilmente le deboli terrazze e facendo fuggire le donne fra clamori spaventevoli, e provocando qua e là incendii che nessuno si curava di spegnere.

Quando Hossein ed Abei giunsero alla porta di Ravatak, il cannoneggiamento era divenuto intensissimo.

Centinaia e centinaia di Shagrissiabs, nascosti dietro le mura dei giardini o ammassati sulle creste delle muraglie, mantenevano un fuoco vivissimo quantunque poco efficace, trovandosi i cacciatori del Turchestan ben nascosti entro il burrone ed i pezzi al coperto dietro la trincea.

I cinquanta uomini d’Hossein, scesi da cavallo, si erano subito dispersi, appiattandosi dietro i merli della muraglia ed aprendo anch’essi il fuoco.

Hossein e Tabriz avevano preso il comando d’una batteria di falconetti, bocche da fuoco che conoscevano perfettamente e che sapevano maneggiare anche con molta abilità.

Una immensa colonna di fumo s’alzava al di sopra delle altissime muraglie e delle torri, abbattendosi sui giardini sottostanti, rendendo incerto anche il tiro dei russi e un’altra giganteggiava sopra la cittadella dove i ventinove pezzi del beg di Schaar non cessavano di tuonare.

Disgraziatamente i Shagrissiabs, quantunque fossero tre o quattro volte più numerosi degli assalitori, non erano nè ben guidati, nè ben disciplinati, combattendo ciascuno per proprio conto, e le loro artiglierie, composte tutti di vecchi pezzi, non potevano recare gran danno.

Per di più le loro muraglie non offrivano che una ben magra