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136 Capitolo sedicesimo.

bande di cavalieri, le quali, dopo averla lasciata passare senza attaccarla, fecero fuoco sui carri dei bagagli e sulla retroguardia, uccidendo e ferendo non pochi uomini.

Due colpi di racchetta e poche fucilate erano state sufficenti a disperdere quegli uomini, più banditi che buoni soldati.

Il 13, alle cinque pomeridiane, la colonna di Miklalowsky giungeva, senza combattimenti, ai giardini di Urens-Reshlak, la cinta esterna dei Shagrissiabs.

La medesima sera faceva la sua congiunzione colla colonna guidata dal tenente colonnello Schovnine, la quale fino allora non aveva avuto l’occasione di consumare una sola cartuccia.

Il 14, di buon mattino, alcune masse nemiche, comparivano improvvisamente sul fianco dell’accampamento e, giunte a tiro di fucile, aprivano un fuoco piuttosto violento quantunque male diretto, poi si squagliavano subito dinanzi ad alcune scariche dei cacciatori del Turchestan.

Respinti i cavalieri di Bek-Djura bey e del beg di Schaar, il generale Abramow, seguito dal suo stato maggiore, da una compagnia di linea e da venti cosacchi e appoggiato da due cavalletti di racchette, eseguiva una rapida ricognizione sotto le mura di Kitab, non ostante il fuoco del nemico, onde scegliere il punto per aprire una breccia d’assalto e alla sera iniziava il bombardamento della città, dopo d’aver disposti i suoi uomini su due colonne. . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .

Abei, udendo tuonare il cannone e vedendo i soldati di Djura bey e del beg di Schaar, accorrere in massa verso le mura, per respingere l’imminente attacco dei russi, non aveva potuto trattenere una bestemmia.

Ormai si trovava chiuso nella città assediata, esposto agli orrori d’un assalto, con forse poche probabilità di salvare la pelle e di poter più tardi raggiungere i banditi ed impadronirsi di Talmà.

— Siano maledetti Djura bey e quel furfante di beg di Schaar! — esclamò coi denti stretti. — Vadano all’inferno Hussein, Alì e Maometto insieme! —

I banditi lo avevan circondato, aspettando i suoi ordini e chiedendosi il motivo di quell’improvviso scatto di rabbia.