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134 | Capitolo sedicesimo. |
Già la intravedevano, quando quattro cavalieri mossero loro incontro.
— Che cosa c’è? — chiese il bandito che si era fermato.
— Troppo tardi! — rispose uno dei cavalieri. — La porta è stata chiusa. —
Quasi nel medesimo istante si udirono le sentinelle di guardia della scarpata e dei bastioni esterni a gridare:
— All’armi!... I russi! —
Poi un colpo di cannone rimbombò fra le tenebre, ripercuotendosi fra i ridotti della cittadella.
Le colonne del maggior generale Abramow marciavano all’attacco della città ribelle.
CAPITOLO XVI.
L’assalto di Kitab.
Le popolazioni dell’Asia centrale e specialmente quelle che occupano quell’immensa regione, che si estende dalle rive orientali del mar Caspio ai confini meridionali della Duzungaria chinese e che è conosciuta col nome di Tartaria Indipendente, sono di una irrequietezza incredibile.
È raro che passi un anno senza che forti insurrezioni scoppino in questo od in quel Kanato, scatenate per lo più dalla sfrenata ambizione dei luogotenenti degli Emiri, assetati, come i loro padroni, di potere.
Le pene tremende che spettano ai ribelli vinti, non spaventano quegli spiriti irrequieti e giuocano la loro vita, senza darsi pensiero di quello che toccherà loro più tardi.
Dopo che Yakub, un luogotenente dell’Emiro di Bukara, ribellatosi al suo signore, si è formato un piccolo regno nella Duzungaria, un po’ a spese dei tartari ed un po’ alle spalle dei chinesi, diventando oggidì uno dei più prosperi dell’Asia centrale e anche dei più civili, molti hanno cercato d’imitarlo, quantunque sempre con pessima fortuna.
I bey di Kitab e di Schaar, alleatisi, forti dell’appoggio loro promesso dalla tribù dei Shagrissiabs e della robustezza delle loro città, si erano a loro volta ribellati all’autorità dell’Emiro di Bu-