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112 Capitolo dodicesimo.

— Io sarò il tuo schiavo, — rispose il disgraziato, con voce gemente. — Oramai ho tutto perduto.

— Ti vendicheremo, — disse Tabriz. — Stiamo cercando appunto le Aquile. —

Salì in sella e dietro di lui montò l’usbeko, profondendosi in lunghi ringraziamenti.

Quando tornarono verso il guado, i Sarti ed i Shagrissiabs erano ancora in sella, pronti a riprendere la corsa.

Tabriz privò qualcuno della giacca, un altro d’una coperta, onde coprire l’usbeko, e mentre Hossein informava Abei dell’accaduto, si rimisero in cammino al piccolo trotto, dietro le tracce lasciate dalle Aquile.

Attraversata la zona che aveva un’estensione di poche centinaia di metri, la truppa ritrovò la steppa.

Quantunque il Khanato di Bukara sia infinitamente più fertile del Turchestan occidentale, non è privo di steppe, le quali si stendono per centinaia di miglia. Anche là si manifesta quel singolare fenomeno che si osserva nei territori dei Cosacchi e dei Curdi del mar Caspio.

Alla base delle montagne, le foreste cessano bruscamente per non ritrovarle che lungo le rive dei fiumi ed il suolo calcareo scompare per cedere il posto alla terra nerastra della steppa, sulla quale spuntano e crescono benissimo erbe e cereali, quando un po’ d’acqua li favorisce.

Tutti coloro che hanno percorso quelle pianure immense, si sono chiesti la soluzione di quello strano problema: perchè la steppa col suo manto di terra fertile, tanto più ricca, inquantochè non è mai stata coltivata, quindi ancora vergine, non produce alcuna pianta da fusto? I venti ardenti e troppo gelati che soffiano impetuosissimi su quelle sconfinate pianure, s’oppongono forse alla vegetazione arborescente?

Forse la spiegazione dello strano fenomeno lo si deve al fatto, più probabilmente, che lo strato di terra fertile non è più profondo di trenta o quaranta centimetri e che si basa su un fondo d’argilla compatta, impenetrabile alle radici delle piante.

Di passo in passo che la truppa s’allontanava dall’Amu-Darja, cominciavano ad apparire, specialmente inoltrandosi sempre più nel territorio bukarino, accampamenti intorno agli stagni.

Gruppi di tende nere, di forma conica, si mostravano di quando