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106 Capitolo dodicesimo.

non possono svilupparsi per la siccità che regna durante i mesi caldi, coprono le sue rive, producendo uno strano contrasto colle eterne erbe che per centinaia e centinaia di chilometri si susseguono ininterrottamente, con una monotonia desolante.

Platani di dimensioni colossali, querce, cedri, ginepri e micgasia, che lanciano il loro bellissimo stelo a cinque o sei metri, crescono a profusione, ma le piante che soprattutto interessano gli abitanti delle rive sono i rosai, i quali coprono in certi punti delle estensioni vastissime, raggiungendo sovente un’altezza di quindici piedi.

Come si sa, tutti i popoli orientali fanno un consumo enorme di acqua di rose. Si profumano le vesti e le barbe, bagnano, anzi inzuppano addirittura i fazzoletti delle persone che vanno a visitarli, ne mettono nell’acqua delle loro pipe e perfino nei loro pasticci dolci, sicchè dove quegli splendidi e profumati fiori allignano, vi è una ricchezza non indifferente da raccogliere.

Il luogo ove i cavalieri erano giunti, era una di quelli dove appunto i gentili fiori crescevano a profusione.

Sotto i faggi, le betulle ed i platani, che coprivano la riva del fiume, enormi rosai si ergevano, tutti coperti di fiori bianchi, carnicini, gialli, rossi, scarlatti, i quali esalavano profumi inebbrianti che i cavalieri aspiravano avidamente, essendo quello per modo di dire, il loro profumo nazionale.

— Se qui ci sono tante rose, troveremo ben presto anche i raccoglitori del capo degli Illiati, — disse Tabriz, fermando il suo cavallo.

— Aspettiamo che le tenebre si diradino ed intanto andiamo a vedere se il guado si trova veramente qui. —

Mentre la scorta scendeva di sella, per concedere ai cavalli un po’ di libertà ed un po’ di riposo, ben meritato d’altronde dopo quella lunga galoppata, Tabriz, Hossein ed Abei si spinsero verso il fiume, passando sotto giganteschi platani che spandevano al di sotto delle loro fitte fronde, costantemente inumidite dalle acque, una deliziosa frescura.

L’Amu-Darja scorreva dolcemente, gorgogliando fra gli ammassi di giunchi che avevano ormai ingombrato buona parte del suo letto, formando qua e là minuscoli isolotti, sopra i quali volteggiavano numerose coppie di uccelli acquatici.

In quel luogo il fiume non era più largo di cento cinquanta