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SPIEGAZIONE DELLA TAVOLA DEGLI AQUEDOTTI.

1. Nella Topografia generale di Roma di sopra esibita, ho esattamente disegnate Traile vestigia delle Antichità le poche reliquie che vi rimangono degli antichi Aquedotti: ma siccome questi, al dire di Sesto Giulio Frontino, considerati nella magnificenza e nell’utile, superavano tutte insieme le fabbriche vane ed oziose degli Egizj e de’ Greci: cosi io, per non omettere in questa mia Opera una delle cose le più rimarchevoli, ho giudicalo di dover formare una Tavola separata de’ rispettivi antichi loro andamenti, ristrettivamente però alle vicinanze e al dentro di Roma, essendomi astenuto di linearli da’ loro capi, perchè il mio proposito in questa Opera (alla riserva de’ Sepolcri) è di trattare soltanto delle antiche memorie che abbiamo in oggi nella Città.

2. Affine però che non mi possa essere obiettato da chicchessia, che io abbia fatta la detta Tavola a capriccio, slimo a proposito di avvertire, che avendo io, sulla scorta noumeno degli antichi Scrittori che degli odierni avanzi delle antiche fabbriche, e de’frammenti dell’antica Icnografia di Roma riportati in principio del presente Volume, formata una gran Pianta icnografica dell’antica Roma, che fra poco darò alla luce; ove rimangono stabiliti i luoghi certi delle fabbriche, dello Porte di Roma e degli Orti, in vicinanza de’ quali, al riferir di Sesto Giulio Frontino, passavano gli Aquedotti: da questa medésima icnografia, da cui si viene anche in chiaro della circonferenza delle XIIII Regioni antiche di Roma enunciate dal medesimo Scrittore, e in tutto corrispondenti agl’Indici di Vittore, e di Ruffo, ho potuto con sicurezza, e lontano da ogn’impostura ricavare gli andamenti de’ medesimi Aquedotti.

3. Avrei desiderato di poter anche delineare tutt’i Castelli per mezzo de’ quali le acque si diffondevano per la Città, e in conseguenza additare le innumerabili distribuzioni delle acque medesime per ogni alveo, e fontana: ma poiché né Frontino, né verun’ altro degli antichi Scrittori ce ne definiscono i luoghi; perciò mi son contentato di averle potute determinare rispetto ad ognuna delle Regioni medesime.

4. E parendomi che per la spiegazione della stessa Tavola, e per la ricognizione del vero antico andamento degli Aquedotti ivi esposti nulla possa giovare più di quelche in tal proposito ce ne ha lasciato scritto il detto Frontino; perciò sarà pregio dell’Opera di riportar quivi in Compendio il di lui Commentario, tradotto dal Latino nel volgare Idioma con ogni accuratezza, e coll’ ordine stesso da lui tenuto: acciocché l’amico lettore possa confrontarlo in quanto alle vicinanze e al dentro di Roma colle indicazioni che si leggono nella medesima Tavola.

5. Scrive pertanto Frontino: «Per lo spazio di 441 anni si contentarono i Romani dell’uso delle acque del Tevere, de’ pozzi, e delle sorgenti della Città. La memoria delle sorgenti tuttavia si mantiene in santa venerazione, imperocché si credono salutevoli agl’Infermi, come rammemora C. Amarranio Apollinare. Ora poi sono state condottate in Roma le Acque APPIA, ANIONE VECCHIO, MARCIA, TEPULA, GIULIA, VERGINE, ALSIETINA, chiamata anche Augusta; CLAUDIA, e ANIONE NUOVO1.

6. «Sotto il Consolato di Marco Valerio Massimo, e di P. Decio Mure, cioè 31 anni dopo il principio della guerra Sannitica fu condotta l’acqua APPIA dal Censore Appio Claudio Crasso... Ella fu allacciata nel Campo Lucullano fra ’l Settimo miglio e l’ottavo della Via Prenestina, deviandosi in questo frattermine 780 passi sulla sinistra. Il di lei condotto da capo sino al fine, cioè alle Saline che sono vicino alla Porta Trigemina, ha 11 miglia e 190 passi di lunghezza. Cammina sotto terra per il tratto di 11 miglia e 13o passi, e i restanti 60 passi per via di sostruzione e opera arcuata in vicinanza della Porta Capena2. Si unisce con questo Condotto accanto alla Speranza Vecchia, ove confinano gli Orti Torquaziani un ramo detto dell’Augusta3 aggiunto in supplimento all’ Appia da Augusto: perlochè il luogo del loro congiungimento fu detto le Gemelle4. Questo ramo nasce da un fonte al sesto miglio della Via Prenestina, deviandosi a questo termine 980 passi sulla sinistra; lochè viene ad essere accanto alla Via Collazia5. Il di lui Condotto da capo sino alle Gemelle ha 6 miglia e 380 passi di rio sotterraneo. L’Appia poi comincia a distribuirsi appiè del Clivo di Publicio vicino alla Porta Trigemina, nel luogo detto le Saline6.

7. «Quarant’ anni dopo essere stata condottata l’Acqua Appia, cioè 481 anni dall’ edificazione di Roma, sotto il Consolato di Spurio Garvilio, e di L. Papirio, il Censore Manlio Curio Dentato.... fece dar mano al Condotto dell’Acqua, ora chiamata l’ANIONE VECCHIO, colla spesa del ritratto dalle spoglie prese nella guerra contro di Pirro. E due anni dopo.... essendo morto Curio.... fu un tal Condotto perfezionato da Fulvio Fiacco. L’Anione Vecchio fu derivato dal fiume del suo nome, cioè sopr’ a Tivoli 20 miglia lontan da Roma.... Il Condotto di quest’ Acqua ha 43 miglia di lunghezza a cagione delle tortuosità che si dovette fargli avere per il di lei allibramento. Ella cammina 49 miglia e 779 passi in rio sotterraneo, e 221 passi per via di sostruzione7....

8. «L’anno 612 di Roma, sotto il Consolalo di C. Lelio, e di Q. Servilio, fu condotta in Campidoglio l’Acqua MARCIA dal Pretore Q. Marcio Giudice sulle differenze de’ Cittadini e Forestieri.... Quest’Acqua fu allacciata 36 miglia lontan da Roma, camminandosi sulla Via Valeria, e deviandosi a tal termine 3 miglia sulla diritta: ch’ è lo stesso che dire: 36 miglia lontan da Roma, camminandosi perla Via Sublacense.... e deviandosi a un tal termine 200 passi sulla sinistra. Il Condotto della Marcia da capo sino a Roma ha 61 miglia e 710 passi e mezzo di lunghezza cioè 54 miglia e 247 passi e mezzo di rio sotterraneo, e 7 miglia e 463 passi di opera sopr’ a terra, compresivi in più luoghi.. lontan da Roma 463 passi di opera arcuala: e vicino a Roma, cioè di qua dal settimo miglio si contano 528 passi di sostruzione, e 6 miglia e 472 passi di opera arcuata8.

9. «L’anno 627 di Roma, essendo Consoli M. Plauzto Ipseo, e Fulvio Fiacco, i Censori Gnco Servilio Cepione, e L. Cassio Longino, fecero condurre in Roma e nel Campidoglio l’Acqua che si chiama TEPULA, dal Campo Lucullano, o Tusculano, come credono alcuni. Questa Tepula fu allacciata 10 miglia lontan da Roma, camminandosi sulla Via Latina, e deviandosi a questo termine per il tratto di 11 miglia sulla diritta. Ella fu condotta in Roma per un rio particolare; ma l’anno 729 di Roma, sotto il secondo Consolato di Cesare Augusto Imperadore, e di L. Volcazio, M. Agrippa Edile raccolse, 12 miglia lontan da Roma, camminandosi sulla Via Latina, e deviandosi a un tal termine 2 miglia sulla diritta, l’Acqua GIULIA, così da lui chiamata in onore d’Augusto, ed a questa aggiunse la Tepula divertendola dal detto rio particolare. Il Condotto della Giulia ha 15 miglia e 426 passi di lunghezza, fra’ quali si comprendono 7 miglia di opera sopr’ a terra; e dal settimo miglio in qua 528 passi di sostruzione, e 6 miglia e 472 passi di opera arcuata9.....

10. «Lo stesso Agrippa, essendo già stato Consolo la terza volta, cioè sotto il Consolato di Cajo Senzio, e di Q. Lucrezio; lochè viene a essere l’anno tredicesimo dacché egli avea condotta l’Acqua Giulia; condusse in Roma parimente l’Acqua VERGINE, così chiamata, perchè una Verginella ne avesse dimostrate le vene ai Soldati che ne cercavano, a seconda delle quali avendo cavato gli Zappatori, ritrovarono un gran capo d’acqua. La Pittura fatta nella Cappelletta fabbricata accanto a questa sorgente insegna Cornelia è stata ritrovata. Ella fu allacciata in luoghi paludosi mediante un circondario o sia muro fatto di calcina e di mattoni che si fabbricano nel territorio di Segni. Nasce 8 miglia lontan da Roma camminandosi per la Via Collazia, e viene con molti accrescimenti di polle per il trailo di 14 miglia e 505 passi di rio sotterraneo; e di un miglio e 240 passi di sostruzioni in più luoghi; e di 700 passi di opera arcuata10.

11. « Cesare Augusto poi.... condusse in Roma l’Acqua ALSIETINA , chiamata Augusta, forse per uso della Naumachia da lui fatta nel Trastevere, e in quanto al sopravanzo per inaffiamento degli orti, e per uso de’ Privati, giacché quest’Acqua, come poco salubre non serve per gli usi domestici del Popolo, se non in caso di necessità, cioè quando mancano le acque provegnenti dall’altra ripa del Tevere a cagione de’ristauri de’ ponti. Ella vien presa dal Lago Alsietino, 14 miglia lontan da Roma, camminandosi per la Via Claudia, e deviandosi a questo termine sulla diritta per il tratto di sci miglia e 500 passi. Il di lei condotto ha 22 miglia e 572 passi di lunghezza, compresivi 358 passi di opera arcuata11.

12. «Lo stesso Augusto vedendo il bisogno che vi era di supplire in tempo di siccità alla decrescenza dell’Acqua Marcia, condusse per via di opera sotterranea sino al di lei rio un’altr’ Acqua di ugual bontà detta parimente AUGUSTA. Questa nasce di là dalla sorgente della Marcia, e il di lei Condotto sino alla Marcia è di 800 passi.

13. «L’anno 789 di Roma, sotto il Consolato di M. Aquilio Giuliano, e di P. Nonio Asprenate, C. Cesare Caligola, essendo nel Il anno del suo Imperio... die principio a due altri Aquedotti, la qual’opera fu poscia con somma magnificenza perfezionata e dedicala

  1. De’ Condotti di tutte queste Acque esistono inoggi dentro di Roma diversi avanzi riferiti nell’ Indice generale delle Vestigia di Roma antica.
  2. Questi Go passi di opera arcuata sono disunti nella Tavola al num. I vicino alla stessa Porta ivi parimente notata fra quelle del più aulico circondario delle mura urbane.
  3. Tre furono le Acque da Frontino chiamate Auguste, cioè l’Alsietina: l’altra aggiunta in supplemento alla Marcia: e la qui descritta: ma tutt’ e tre procedenti da diversa origine, come si vedrà più sotto ai §§ 11 e 12.
  4. Gli Orli Torquaziani son delineati nella Tavola al num. 2, mediante una matura consulta degli antichi Scrittori intorno al loro certo luogo (come si vedrà nella grande Icnografia dell’antica Roma, che son per dare alla luce) e ciò affine di fissare il luogo delle Gemello, e del suddetto congiungimento al num. 3.
  5. Si osservi la diversità dell’origine di questo ramo dell’Augusta dall’altre due Auguste, che si riferiranno in progresso ai detti §§ 11 e 12.
  6. Questo Clivo si vede notato nella Tavola col num. 4, come parimenti è segnata la contrada delle Saline, e la Porta Trigemina fra quelle del più antico circondario delle mura urbane.
  7. Questi 221 passi di sostruzione sono indicati nella Tavola fra i num. 5 e 6 per le ragioni dedotte nell’Indice generale delle Vestigia dell’ antica Roma sotto il num. 20.
  8. Parte di quest’ arenazione si vede nella Tavola dai num. 7 e 8 protratta secondo la traccia de’ di lei odierni avanzi, dimostrati nell’ Indice generale dell’antica Roma ai num. 20, 23, 117, 118, 119 e 120.
  9. Dal settimo miglio verso Roma il Condotto della Giulia era lo stesso che quel della Tepula, e della Marcia, come si vedrà ai §§ 9 e 18, e come abbiamo dimostrato dell’Indice generale delle Vestigia dell’antica Roma ai predetti num. 20, 23, 117, 118, 119 e 120.
  10. Questi passi di opera arcuala si dimostrano nella Tavola dal num. 9, al 10. Che fossero nel luogo in cui sono segnati, abbastanza lo mostra l’apparenza di una loro parte fralle Vestigia dell’antica Roma ai num. 72 e 73 dell’Indice generale. L’andamento poi di questo Condotto notato nella Tavola coi num. 10, 11 e 12, è noto a tutti gli odierni Fontanieri di Roma.
  11. Quest’ arenazione si dimostra nella Tavola dal num. 13, al 14, attesi i di lei odierni avanzi, che le corrispondono.