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Svetonio nella vita di Nerone racconta che questo Imperatore domum a Palatio ESQUILIAS USQUE fecit, quam primo transitoriam, mox incendio absumptam restitutamque, auream nominavit. E Tacito nel XV degli Annali al § 39 parlando di questo incendio, dice: Eo in tempore Nero, Antii agens, non ante in Urbem regressus est, quam domui ejus, qua Palatium, et MÆCENATIS HORTOS continuaverat, ignis propinquaret,etc. Sexto demum die apud imas Esquilias finis incendio factus. Dal detto di Svetonio si raccoglie che la Casa di Nerone si protraeva dal Palatino sino all’ Esquilie, e dall’ altro di Tacito, ch’ ella si estendeva dal Palatino sino agli Orti di Mecenate. Dunque il dire che la Casa di Nerone si protraeva dal Palatino sino all’ Esquilie, oppure dal Palatino sino agli Orti di Mecenate, era la stessa cosa; sicché deve vedersi per quanto tratto si estendesse la medesima Casa sull’ Esquilie, affine di ritrovar gli Orti di Mecenate che l’erano aderenti. La precisione del luogo parimente si deduce dal detto di Svetonio, imperocché dicendo egli: Esquilias usque, s’inferisce che la Casa giungeva soltanto sino all’Esquilie, non già ch’ ella vi si protraesse sopra; ed infatti essendo, secondo Tacito giunto il fuoco sino appiè dell’ Esquilie: apud imas Esquilias; ed avendo, secondo Svetonio consumata del tutto (come spiega la parola absumptam) la Casa transitoria di Nerone; bisogna necessariamente confessare che questa Casa si estendesse soltanto sino alla costa dell’Esquilie, imperocché non sarebbe rimasa consumata del tutto qualora ella si fosse stesa più oltre, ove il fuoco non giunse. Ond’ è ch’ ella fu detta transitoria, come quella che dava il passo dal Palatino all’ Esquilino, occupando fra l’ uno e l’ altro colle lo stretto della valle indicato nella presente Topografia generale col num. 287. Provato adunque che la Casa Neroniana si protraeva soltanto fino all’ Esquilie, e precisamente sino al loro angolo il quale forma lo stretto della valle accennata, ne viene in necessaria conseguenza, che su quest’ angolo confinassero gli Orti di Mecenate, e che le Terme di Tito occupassero una parte degli stessi Orti; ed ecco verificato, rispetto alle Terme il passo di Acrone, che il Nardini ha avuto il coraggio di sospettare di falsità: Antea Sepulcra erant in loco in quo sunt horti Mecenatis; ubi sunt modo Thermaæ. Dimostrati piucchè ad evidenza gli Orti di Mecenate, riman superfluo il riportar qui il pregiudizio formato dai moderni Scrittori, per cui non gli han potuti sinora rinvenire. Sembra nondimeno, che mi si possino objettare gl’ indici di Ruffo e di Vittore, i quali descrivono le Terme di Tito nella Regione III, e gli Orti di Mecenate nella V; ma siccome questi Orti, secondo il riferito passo d’ Acrone, occupavano il luogo de’ Sepolcri i quali erano nel Campo Esquilino; cosi la restrizione che ne fanno Ruffo e Vittore nella Regione V, non si deve intendere di tutta l’antica loro estensione, imperocché sendone stata occupata una gran parte sin da’ tempi de’ primi Cesari con iscambievoli fabbriche, fralle quali erano le dotte Terme: ed avendo questi due Autori compilati i loro Indici sulla decadenza dell’ Imperio, non poterono considerare per Orti di Mecenate se non la porzione rimasane nella Regione da essi assegnata ai medesimi. Si può pertanto arguire che il Tepidario delle Terme di Tito, e la di lui Casa sopra indicati, non fossero altrimente opera dello stesso Tito, ma di Mecenate, e che pervenissero a Tito, come successore nell’ Imperio ad Augusto, a cui pervennero i beni di Mecenate, giacché questi due avanzi non corrispondono nell’ odierno, nettampoco nella struttura colle Terme anzidette, che anzi queste si estendono da una parte sopra la detta Casa, come si è riferito al numero precedente, e come si è dimostrato nella loro pianta alla fig. I della Tav. XXVIII di questo Tomo. Onde è supponibile, che siccome Mecenate al dire di Dione nel LV della Storia Romana πρῶτός τε κολυμβήθρα θερμού ύδατος εν τη πολει χατεσκευασε, cioè: Fu il primo istitutore nella Città de’ Bagni di acqua calda; avesse, per porre in uso questa sua nuova invenzione, fabbricati quivi i suoi bagni, i quali fossero poi ampliati da Tito in quella forma di cui appariscono dalle loro vestigia.

237, e 238. Avanzi della estensione della Reggia di Nerone alle falde del Convento di S. Francesco di Paola, e sotto l’Arco della salita di S. Pietro in Vincoli. Nel fabbricarsi il detto Convento furono ritrovati de’ bagni con alcuni labri di piombo, le loro pareti investite di vetro di varj colorile delle lamine di metallo con altri vaghi ornamenti. Questo edifizio si dà supplito in pianta nella Tavola Icnografica del Foro Romano in ordine la XLVIII di questo Tomo al num. 49.

239. Avanzi sotto la Chiesa di S. Lorenzo in Fonte de’ Bagni ch’ erano aderenti alla Casa di Pompeo Magno. Questi consistono in una scala a chiocciola, e in un’ andito con una picciola stanza d’ opera incerta investita con opera reticolata, essendo il rimanente interrato dall’ odierno rialzamento del piano di Roma.

240. Avanzi delle pareti esterne della detta Casa di Pompeo Magno parimente di opera incerta, e investite di opera reticolata. Le rovine di questa Casa formano inoggi il grande ammasso che si vede nell’ Ospizio de’ Benfratelli Spagnuoli, e si estende negli orticelli circonvicini, e appiè della moderna Suburra.

241. Avanzi di muri di tevolozza in un cortile di una della case della prima scesa della via che da S. Maria Maggiore conduce a Monte Magnanapoli, e poco lungi dalla stessa Basilica. Questi appartenevano a bagni privati.

242. Fabbrica de’ tempi bassi inoggi granajo de’ Signori di S. Antonio Abate. Questa viene falsamente denominata il Tempio di Diana, mentre la forma dell’ Architettura, e i muri non corrispondono allo stile, e alla buona maniera de’ tempi antichi, e gli ornamenti sono del tutto gotici. Si vedono nelle pareti alcuni frammenti di marmi d’ opera tassellata ch’ esprimono varie cacce, e che sono l’unico c debole indizio a supporla per Tempio di Diana.

243. Avanzi delle Terme di Novato, su i quali fu fabbricala l’odierna Chiesa di S. Pudenziana. Altri avanzi delle medesime rimangono nelle cantine delle case convicine alla detta Chiesa, e in un giardino dirimpetto alla Chiesa del Bambin Gesù.

244. Avanzi delle Terme d’ Olimpiade di opera reticolata, dietro all’ orto delle Monache di S. Lorenzo in Pane e Perna.

245. Altri avanzi delle stesse Terme, nel vicolo eletto della Caprareccia vicino alla Chiesa di S. Lorenzo in Pane e Poma.

246. Altri avanzi delle medesime i quali protraendosi disotto al muro dell’ orto delle Monache di S. Lorenzo in Pane e Perna attraversavano la via di S. Maria Maggiore, e che dal Pontefice Sisto V furono sgombrati per appianamento della medesima via, vedendosene ora i residui sotto il predetto muro, e in uh Lavatojo per la scesa del vicolo di Cimara incontro S. Lorenzo in fonte.

247. Avanzi delle sostruzioni che investivano le falde del Colle Viminale e servivano insieme di muro al Lavacro d’ Agrippina, che restava negli odierni orti dirimpetto alla Chiesa di S. Vitale, ove rimangono i detti avanzi.

248. Avanzo di un picciolo Tepidario di bagni privati, composto di due piani a similitudine di quei delle Terme di Tito, e di Caracalla. Questo rimane nella cantina di una Casa alla strada del Boschetto.

249. Avanzi delle Terme Diocleziane e Massimiane, dimostrati nella Tav. XXVIII di questo Tomo alla fig. II. Questi sono in gran parte occupati dalle Chiese, dai Conventi, e dagli orti de’ Padri Certosini, e di S. Bernardo, dai granaj della Camera Pontifizia, e dalle case convicine alla piazza detta perciò delle Terme. La Tav. XLII di questo Tomo n’ esibisce la pianta secondo l’ antica loro esistenza, colle respettive indicazioni numeriche.

250. Linee indicative de’ muri del Tepidario delle medesime Terme. I di lui avanzi parte furono atterrati, e parte riempiti di terra. Questo Tepidario si comprende parimente nella predetta pianta al num. 25.

251. In questo luogo rimane sotterrata un antica via fornicata, la quale dalle dette Terme si protraeva sino al Castro Pretorio, passando sotto l’argine di Servio e Tarquinio, come si dimostra nella già detta Tav. XXXIX del presente Tomo. Ella fu scoperta ultimamente, e poi ricoperta col far gli scassati nella vigna de’ detti Padri Certosini, e ne fu trovato il principio negli orti deretani al loro Monastero, e l’ estensione verso la vigna a questi vicina, che occupa il luogo del mentovato Castro. In proposito dell’ Argine di Servio, e Tarquinio, che nella presente Tavola Topografica, e nell’ altra degli Aquedotti si vede delineato secondo l’ odierna apparenza, si debbe avertire, che questo, giusta le assertive degli antichi scrittori, e spezialmente di Strabone nel 5 della Geografia, si protraeva από της Κολλίνας πύλης μέχριτης Ησχυλίνης, dalla Porla Collina sino all’ Esquilina, lungo la traccia delle mura del recinto intcriore, le quali furono fabbricate dall’ una all’ altra porta sopra il medesimo argine: καί επέβαλον τεεῖχος καί πύργους, vi furono collocate sopra e le mura e le torri, Cosicché, non potendosi ridurre in quistione che la Porta Esquilina rimanesse anticamente nel luogo indicato nelle medesime Tavole [mentr' ella secondo il Commentario Frontiniano era compresa nella contrada della Speranza Vecchia che non s'impugna essere stata in quelle parti] ne viene in conseguenza, che il deviamento dell’ odierno argine verso i numeri 242, e 231, non appartiene ai predetti Servio e Tarquinio, ma è stato da me notato come tale in grazia soltanto dell’ odierno continuo rialzamento del terreno, e della comune opinione.

252. Avanzi del Tempio di Venere Calva negli orti de’ PP. Carmelitani di S. Maria della Vittoria.

253. Avanzi del Ninfeo di Diocleziano i quali attraversano i giardini delle Monache di S. Susanna e della Casa Barberini. Nel Convento de’ predetti PP. Carmelitani scorre sotterranea un’ acqua leggerissima e salubre, la quale passando pe’l giardino d’Acquasparta, pe’l Convento de’ PP. di S. Niccolò di Tolentino, e per le case prossime a S. Ildefonso a Capo-le-case (i respettivi possessori de’ quali fondi se ne servono per via di pozzi) prosiegue il cammino per forma incognita. La S. M. di Clemente XII, attesa nommeno la salubrità che la copia di quest’ acqua propose d’imboccarla nel Condotto della Vergine, ma ne fu tralasciata l’ impresa, perchè portava seco la rovina di tanti edifizj sotto a’ quali ella passa. V’ è perciò il fondamento di credere, che questa sia l’ acqua ohe Diocleziano fece ritrovare e ricettare in pozzo per uso del mentovato Ninfeo, come apparisce dalla seguente iscrizione raccolta dal Grutero.

IMP. DIOCLETIANVS. C. AVG. PIVS. FELIX
PLVRIMIS. OPERIBVS. IN. COLLE. HOC. EXCAVATO. SAXO QVAESITAM. AQVAM. IVGI. PROFLVVIO. EX. TOPO. HIC
SCATENTEM. INVENIT. MAR. SALVBREM. TIBER
LEVIOREM. CVRANDIS. AEGRITVDINIBVS. STATERA. IVDICAT
EIVS. RECEPTVI. PVTEVM. AD. PROX. TRICON. VSVM
IN. HOC. SPHAEBISTERIO. VBI. ET. IMPERAT
NYMPHAEVM. F. C


254. Avanzi della Casa di Domiziano e di Sabino Vespasiano, parimente nel giardino Barberino.

255. Avanzi del Tempio di Cerere negli orti fra le Chiese di S. Andrea a Monte Cavallo e di S. Vitale.

256. Avanzi delle Terme di Costantino nel giardino Rospigliosi. Ne’ tempi scorsi fondandosi un muro del Palazzo di questa Famiglia, furono ritrovate alcune stanze adorne di stucchi, pitture, e grotteschi.

257. Avanzi de’ Bagni di Claudio nel giardino del Palazzo Panfilj a Monte Magnanapoli. Questi avanzi attraversando per l’odierna Via di S. Maria Maggiore, si protraggono sin sotto il Monastero de’ SS. Domenico e Sisto.

258. Torre delle Milizie, attribuita falsamente a Trajano, essendo ella opera de’ tempi bassi fatta dai Conti Tusculani, o sia degli Antenati della Casa Conti. Ella rimane nel Monastero di S. Caterina da Siena fra gli avanzi del Foro di Trajano.

259. Avanzi del medesimo Foro, oggi sotterranei, e sostenenti una parte del Monte Magnanapoli.

260 e 261. Avanzi della fabbrica circolare o calcidica dello stesso Foro, i quali si dimostrano nella Tavola XXVIII di questo Tomo alla fig. I. Ella è di tre ordini il primo de’ quali è interrato nelle rovine. Nella Tavola Icnografica del Foro Romano XLIII di questo medesimo Tomo, se ne dà la pianta secondo la sua antica esistenza dal num. 188 sino al 210, e vi si vede supplita l’altra calcidica corrispondente. L’estensione circolare de’ detti avanzi rimane nella casa di ritiro delle Vedove, in altre case convicine a S. Maria in Campo Carico, nel Palazzo Ceva, e nel Convento di S. Caterina da Siena. Alcuni de’ moderni Scrittori suppongono, che questa estensione appartenesse ai Bagni di